e ghignavano, ghignavano verde, Voglio dire che il poeta non c’è, c’è la figura umana del poeta. con la crudeltà che solo un bambino conosce. come polvere o vento, Milanese, scrittrice e poetessa, ha descritto nelle sue opere tutto il dolore sofferto nel corso della sua difficile esistenza. Alda Giuseppina Angela Merini nacque il 21 marzo del 1931 a Milano. per favorire l’autoannientamento, Emanuela Carniti è la prima delle quattro figlie avute da Alda Merini e dal marito, il panettiere Ettore Carniti, uomo schivo e taciturno che la grande potessa aveva sposato nel 1953, a 22 anni. Dentro e fuori dalla casa dei matti, tra Milano e Taranto, Alda non smette di scrivere poesie di un amore vivo solo nell’inchiostro. Le frasi di Alda Merini sulle donne rappresentano il simbolo della bellezza, dell’emancipazione e delle continue lotte sociali del tempo. Alda Merini raccontata dalle figlie. Io credo che sul piano umano sono stata molto più grande che sul piano della poesia. Una semplice, dolce madre, premurosa, attenta, Avevo 18 anni, dove dormivo scusate? Andavo invece a mondare il riso, a cercare le uova per quel bambino piccolino: badavamo a lui, era tutto fermo, c’era la guerra. Non andavo a scuola, come facevo ad andarci? La biografia ufficiale di Alda Merini, scopri la sua storia, le sue passioni e ciò che la rese celebre…, Una raccolta delle migliori poesie scritte ed ideate dal talento della poetessa dei Navigli…, Una carrellata di immagini di Alda Merini a narrare la vita della poetessa dei Navigli a partire dalla sua tenera età…, Perditi nella genialità degli Aforismi di Alda, un misto di emozioni e sentimenti contrastanti…, Giovanni Nuti canta Alda Merini Ma il mio cuore, trafitto dall’amore poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli, degli orti maledetti degli ulivi. Un rapporto iniziato con difficoltà già dai nostri primi anni. La Chiesa è dura con le donne, da sempre. Alda: “La maternità è una sofferenza, una gioia molto sofferta. Alda: “Per me è stato un miracolo di Dio essere uscita viva da lì. By Italoeuropeo - March 18, 2010. Con i versi forse più noti di quella che è considerata la poetessa più amata del Novecento italiano si apre “Alda Merini, mia madre” in libreria dal 25 ottobre scorso. Nostra madre smette di scrivere…  un buco nero per lei e per noi. Perché nessuno di noi figlie, conoscendo il suo modo di gestire i rapporti interpersonali, di cui era molto gelosa, e la sua prodigalità può dire che cosa ci sia in giro di nostra madre. eri predestinata ad essere la Madre dei tuoi Discepoli. Credo nella crudeltà di Dio. Stato civile: Coniugata con 4 figlie (vecchio stile della Carta di identita) Professione: poetessa, scrittrice, musicista. lacerano e divorano la mia mente e il cuore. Il timore con te ha preso celere la strada, A lungo avrei voluto lambire il tuo sorriso. Ma sentivamo la mamma urlare per le scale». La mamma invece ha avuto un’emorragia, hanno dovuto infagottarla insieme al piccolo e portarseli dietro così, con lei che urlava come una matta. L’ho visto accadere ad altri, non è una mia esperienza. Ho fatto l’ostetrica per forza portando alla luce mio fratello, ce l’ho fatta: oggi ha sessant’anni e sta benissimo. Un bell’uomo. Difficile era, ed è stato, rapportarsi con una madre-poetessa, la cui vicenda personale è diventata con il tempo sempre più motivo di interesse  per critici e lettori. e la tua ombra Da un amante ci si può staccare, ma da un figlio non riesci”. Poi la mia casa è stata distrutta dalle bombe. Soluzioni per la definizione *Alda __, poetessa milanese* per le parole crociate e altri giochi enigmistici come CodyCross. e innalzi il tuo canto d’amore. Alda: “Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Her work earned the attention and the admiration of other Italian writers, such as Giorgio Manganelli, Salvatore Quasimodo, and Pier Paolo Pasolini.. Merini's writing style has been described as intense, passionate and mystic, and it is influenced by Rainer Maria Rilke. con Sorrido alla gente, al mondo,  …e mi vergogno di me stessa… gettandoti addosso tutto il mio peso e dolore Allora Stuprate anche dai preti, allora mi sono incazzata davvero. Come le sorelle – Flavia, Barbara e Simona – non si era mai svelata pubblicamente fino alla morte della madre settantottenne, avvenuta a Milano un anno fa, il primo novembre 2009. Non so neppure come ho trovato il tempo per farle. poi ti volti e non sai ancora dire José Orlando Luciano (pianoforte) Nello stesso periodo inizia un’amicizia con il poeta Michele Pierri che aveva dimostrato di apprezzare le sue poesie. Lei, “la pazza della porta accanto”, confinata dietro le mura della sua diversità, trascorre anni di sofferenze e di follia. non osavano sferrare pugni a destra e a manca era in quel momento preciso Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso Ed eccoci qua a raccontarvi la storia di nostra madre, una madre privata delle figlie perché ritenuta psicolabile. Mi commuovono”. più quietamente questa nostra sete. Non andavo a scuola, come facevo ad andarci? da allacciare al mio tronco, e tu, possente La sola volta che lascia  il suo rifugio è quando ottiene il premio Montale Guggenheim; con in tasca i soldi vinti chiude a chiave la sua amata casa in Ripa di Porta Ticinese 47 è si trasferisce all’hotel Certosa, dove vi rimane fino a quando non finisce tutti i soldi, in buona parte donati ai barboni che incontra per strada. come si brama il fiato per campare Per celebrare i dieci anni dalla morte di Alda Merini, la città di Milano sta organizzando diverse iniziative tra cui mostre, spettacoli ed eventi interamente dedicati a una delle poetesse italiane più note del panorama letterario mondiale.Proprio nel capoluogo lombardo questa artista ha sviluppato il suo talento e ha scritto le sue opere più belle. piatta, immobile e lontana L’ho visto accadere ad altri, non è una mia esperienza. Le risposte per i cruciverba che iniziano con le lettere M, ME. «Sono nata il ventuno a primavera» canta, in suo onore, Milva sulle note di Giovanni Nuti (dall’album “Milva canta Merini“, 2004). San Paolo di Milano, in seguito ad un tumore, fumando le sue amatissime ed inseparabili sigarette, una dietro l’altra fino all’ultimo, incurante dei divieti. Sì, avrei voluto una madre che lavava le scale, te lo dissi allora madre mia, e ti feci piangere…. Abbiamo ripescato anche mia sorella che era partita con i fascisti, con i tedeschi, aveva imparato, si metteva in strada, tirava su le gonne, i tedeschi andavano in visibilio e le regalavano il pane, si sfamava così, si alzava solo la gonna, era bellissima. che l’amore ha sconfitto. Allevate poi da altre famiglie. e allora diventi grande come la terra Non lo so se credo in Dio, credo in qualcosa che… credo in un Dio crudele che mi ha creato, non è essere cattolici questo? Quando ci mettevano il cappio al collo Si è spenta nella sua città il primo novembre 2009, per un tumore alle ossa. La sua storia. Ti ho inventata madre, “Sono nata a Milano il 21 marzo 1931, a casa mia, in via Mangone, a Porta Genova: era una zona nuova ai tempi, di mezze persone, alcune un po’ eleganti altre no. Tutti abbiamo un Dio, un idoletto, ma proprio il Dio specifico che ha creato montagne, fiumi e foreste lo si immagina solo… con la barba, vecchio, un po’ cattivo, un Dio crudele che ha creato persone deformi, senza fortuna. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”. Ma del resto dico spesso a tutti quelli, che quella croce senza giustizia che è stato il mio manicomio non ha fatto che rivelarmi la grande potenza della vita”. Domenica prossima sarebbe stato il 69esimo compleanno della grande poetessa. Una carrellata di immagini di Alda Merini a narrare la vita della poetessa dei Navigli a partire dalla sua tenera età… Aforismi. Ho aiutato mia madre a partorire mio fratello: avevo 12 anni. Pecora Nera sas di Gianluca Riccardi e C. Questo le provoca un profondo stato depressivo che la riporterà a vivere nuovamente le torture e gli orrori dell’ospedale psichiatrico, questa volta di Taranto. Noi eravamo sotto, nel rifugio, durante un coprifuoco; siamo tornati su e non c’era più niente, solo macerie. Quando gli infermieri bastardi Alda: “Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. ci sollevavano le gonne putride Intervista a Simona, figlia della poetessa Alda Merini. Una raccolta delle migliori poesie scritte ed ideate dal talento della poetessa dei Navigli… Foto. Il nostro rapporto con nostra madre è sempre stato assai complesso, evasivo, la vita di nostra madre ha influenzato positivamente ma anche negativamente le nostre scelte, ma soprattutto la nostra vita. Aveva 78 anni. Siamo rimasti lì soli, io, la mia mamma e il piccolino appena nato. Non lo so se credo in Dio, credo in qualcosa che… credo in un Dio crudele che mi ha creato, non è essere cattolici questo? che il tuo destino era segnato da sempre. Io sono molto cattolica, la mia parrocchia a Milano era San Vincenzo in Prato. Rispondono che io sono la loro mamma e basta, che non si vergognano di me. sperando l’ovvietà di un risoluto rebus Questo è anche il periodo dove iniziano gli internamenti di nostra madre. ancora a piangere, tante e tante volte e in mille modi, perché genesi sei della mia carne. Difficile era, ed è stato, rapportarsi con una madre-poetessa, la cui vicenda personale è diventata con il tempo sempre più motivo di interesse  per critici e lettori. Alda parla così dell’internamento: “Quando venni ricoverata per la prima volta in manicomio, ero poco più di una bambina, avevo sì due figlie e qualche esperienza alle spalle, ma il mio animo era rimasto semplice, pulito, in attesa che qualche cosa di bello si configurasse al mio orizzonte. sei astro che rischiara Credo che lei abbia seminato in giro per scelta.” Tre parole per definire Alda Merini “Testarda, impavida, geniale.” Per molti anni, ha vissuto in un manicomio, dove è stata rinchiusa … Poesia: le figlie tutelano Alda Merini, Agamben cura Pasolini in dialetto. e in cerca della polvere d’oro Negli  intervalli concessi per i rientri in famiglia, intervalli sempre più brevi a causa delle profonde depressioni che le provoca l’ambiente domestico, vengono concepite Barbara nel 1968 e Simona nel 1972. Forse plaudono in me questo”. di questo ti ho punita e ferita. pronta ad asciugare amorevolmente le mie lacrime. Incoraggiata dal padre alla lettura e allo studio fin da piccola, ottenne dalla madre solo un’educazione severa. Alda rimasta sola vive la sua solitudine di artista e donna, in uno stato psichico ancora debole. olmo, tu padre ricco d’ogni forza pura sei un granello di colpa Abbiamo perso tutto. Siamo approdati a Vercelli. anche agli occhi di Dio Non penso siano idee blasfeme, la Chiesa non mi ha mai condannata. bandendo saldi sogni/fervide emozioni. Nostra madre si è spenta il 1° novembre 2009 all’Ospedale San Paolo di Milano, in seguito ad un tumore, fumando le sue amatissime ed inseparabili sigarette, una dietro l’altra fino all’ultimo, incurante dei divieti. Le quattro hanno voluto raccontare la sua storia in un sito. E a tutti quelli che, con noi, hanno pianto la morte di nostra madre vogliamo ricordare che lei la sua vita l’ha goduta, l’ha goduta tutta…. Mi ha salvata mio marito che veniva a trovarmi, perché chi non aveva nessuno scompariva all’improvviso nel nulla”. Ah, se t’amo, lo grido ad ogni vento Era un operaio, è morto nel 1983, un lavoratore. E ci stavamo in cinque. Ma io sono già morta ! Ho fatto l’ostetrica per forza portando alla luce mio fratello, ce l’ho fatta: oggi ha sessant’anni e sta benissimo. Tutti abbiamo un Dio, un idoletto, ma proprio il Dio specifico che ha creato montagne, fiumi e foreste lo si immagina solo… con la barba, vecchio, un po’ cattivo, un Dio crudele che ha creato persone deformi, senza fortuna. perché la donna che era in te Io sono molto cattolica, la mia parrocchia a Milano era San Vincenzo in Prato. Alda: “Vivono lontane da me, sono andate in affido presso famiglie lontane, solo due di loro, ma dei miei figli non voglio parlare… Mi vogliono bene, come tutti… bisogna stare molto attenti a non confondere il fanatismo con l’amore. Sono tornata a Milano quando è finita la guerra, siamo tornati a piedi da Vercelli, solo con un fagotto, poveri in canna, e ci siamo accampati in un locale praticamente rubato, o trovato vuoto, di uno straccivendolo. Non ti posso più inventare madre Dopo questo episodio ha inizio un triste periodo di silenzio e separazione dovuto all’internamento manicomiale di nostra madre presso l’Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano. Ho visto morire tanti ragazzi. La figlia racconta il rapporto con la famosa poetessa dei Navigli Alda Merini. Anche per loro il destino vuole l’allontanamento dalla famiglia. Alda Merini nasceva a Milano il 21 marzo 1931. da tempo mi divorano e mi logorano… Poi la mia casa è stata distrutta dalle bombe. Quella pazza. Ho odiato la tua poesia, le tue vicissitudini, per non aver compreso ed accettato già allora. Però oggi come sono magre e secchette le donne, prima erano belle adipose. Un rapporto iniziato con difficoltà già dai nostri primi anni. morte alda merini . Credo nella crudeltà di Dio. quando ho cominciato non so… come uno storpio anela ogni suo passo. Vorrei un figlio da te che sia una spada I tristi rintocchi funebri delle campane del Duomo di Milano pesano ancora sui nostri cuori mentre ricordiamo quello che raccontava di noi: “Ho avuto quattro figlie. Ti ho inventata madre Alda Merini: datemi la mia terza figlia. Leggiamole insieme. lucente, come un grido di alta grazia, Alda Merini è stata internata al manicomio Paolo Pini di Milano dal 1965 al 1972. Nel 1986,  rientra finalmente a Milano, sulle rive dell’amato Naviglio, dove riprende a scrivere e ricuce le amicizie di un tempo. Stavo in casa e aiutavo la mamma, andavo all’oratorio, ero una brava ragazza io. Prima di iniziare a parlarvi di questa meravigliosa donna per come noi la ricordiamo, vogliamo raccontarvi il periodo che noi non conosciamo, quello prima del nostro arrivo, attraverso le sue parole tratte da un testo autobiografico in cui si racconta alla giornalista Cristiana Ceci nell’autunno del 2004. Sembrava la Madonna mia madre, faceva un freddo boia, era una specie di stalla, ci siamo rimasti tre anni. A loro raccomando sempre di non dire che sono figlie della poetessa Alda Merini. ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle. era in quel momento che la Gestapo vinceva “Sono nata a Milano il 21 marzo 1931, a casa mia, in via Mangone, a Porta Genova: era una zona nuova ai tempi, di mezze persone, alcune un po’ eleganti altre no. Andavo invece a mondare il riso, a cercare le uova per quel bambino piccolino: badavamo a lui, era tutto fermo, c’era la guerra. Ho trovato una tale falsità nella Chiesa allora, in manicomio vedevo le ragazze che venivano stuprate e dicevano di loro che erano matte. e fiorita son tutta e d’ogni velo sei verbo sul mio viso. Dio aveva in serbo per te un grande e meraviglioso progetto: eri predestinata ad essere la Madre dei tuoi Discepoli. Mi sento cattolica e profondamente moralista, nel senso che sono una persona seria allevata da genitori serissimi, pesanti e pedanti in fatto di morale. Mio padre e mia sorella erano rimasti in giro a Milano a cercare gli altri: eravamo tutti impazziti. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. e spesso mi sono vergognata di te. sei roccia sulle cime A Vercelli ci ha ospitato una zia che aveva un altro zio contadino, ci ha accampati come meglio poteva in un cascinale.