Nella caccia all'uomo, i teramani vennero a scontrarsi con i cittadini di Campli, fino allo stabilimento di una tregua, in cui Teramo riuscì ad avere un pagamento di 50 once in condono. La battaglia fu sanguinosa, il castello venne distrutto (oggi se ne conservano dei ruderi nell'ipogeo di Piazza Garibaldi), i due rivoltosi uccisi, e tratti venti prigionieri. Durante il regno di Federico II di Svevia, Teramo e il contado entrarono nelle sue mire nel 1221 con alcuni disordini amministrativi, a cui si dovette porre rimedio. Il percorso offre una storia della mostra delle ceramiche, dalle origini nel 1400 circa fino al 1900. Tuttavia per "colonie" s'intendono quelle aree vergini dove i liberti romani costruirono le loro abitazioni.Dall'inizio dell'Ottocento numerosi sono stati i ritrovamenti in queste aree collinari e campestri, ma testimonianze ancor maggiori si hanno dagli stessi toponimi delle località: Villa Nepezzano, fondata da un tal Nepote, la chiesa di Santa Maria di Propezzano, che secondo il Palma fu fondata sopra un tempio, e dunque la dicitura "Propezzano" sarebbe una storpiatura di "Praetuttiarum"; poi Villa Licignano (da un certo Licino), Cesenano (fondata da coloni di Cesena), Gagliano in Villa di Campli, Ariano (Rocca Santa Maria), fondata dalla stirpe degli Arrij, Magliano, fondata dai Manli, Sant'Atto, anticamente "Attia", fondata dalla gens Attia, di cui si attestano un tal T. Atto e un Attiano. Il palazzo Della Valle fu distrutto, e vi venne creato un macello di legno dove,m per dileggio, almeno fino all'epoca del Muzii (metà '500), i macellai in ricordo della mattanza del tiranno, ingaggiarono combattimenti con le interiora degli animali. Nella riconciliazione del 1461 di Ferrante con Roberto Sanseverino, indusse il Principe di Taranto a richiamare l'esercito di Matteo di Capua e del Piccinini, evitando altre sciagure nel territorio abruzzese; intanto anche all'Aquila gli animi si calmarono con la tregua siglata da Lalle Camponeschi col Conte di Urbino, capitano generale della coalizione aragonese. Mezzogiorno: Largo Santo Spirito, Porta San Giuseppe, area abitativa prospiciente il fiume Tordino, la costa che circonda Piazza del Carmine verso Porta Reale. Quest’anno, come noto, nella piazza dello stato del Vaticano sarà in esposizione il presepe in ceramica della Scuola d’Arte di Castelli. Una statua, detta "della Pudicizia", venne ritrovata dal Delfico presso la chiesa di San Giuseppe, ipotizzando che ivi prima risiedesse un tempio. Teramo tuttavia riuscì a concludere un buon affare circa l'allargamento territoriale della sua "università", poiché in un concordato tra sindaci e abati di Montecassino, e quelli dei monasteri interessati, un gran numero di contrade, e di San Nicolò a Tordino stessa, entrarono nella giurisdizione teramana, a patto che i monasteri fossero esentati dal pagamento delle gabelle. Nel tardo Settecento, Teramo come il resto dell'Abruzzo fu conquistato e occupato dalle truppe francesi di Charles Lemoine, mentre a Napoli veniva proclamata la "Repubblica Partenopea" da Gioacchino Murat. Gli equilibri furono turbati dalla ribellione dell'Aquila, sotto il governo di Pietro Lalle Camponeschi, di partito angioino, seguace del Principe di Taranto, che fece issare le bandiere di Renato d'Angiò, inducendo alla ribellione varie altre città degli Abruzzi, mentre il Principe scatenava tumulti nella Puglia. Nel 1881 Berardo Costantini inaugurò a Teramo l'Ospedale psichiatrico Sant'Antonio, uno dei più grandi d'Abruzzo, che mantenne l'attività sino al 1997. Per differenziare il territorio del contado "aprutiense" nei documenti, dal toponimo della città madre, così come dalla sede diocesana, spesso venne aggiunta l'apposizione "Civita", soprattutto dal VI secolo, quando s'insediarono i Longobardi. Allo sviluppo dell'antico insediamento sembra abbiano contribuito gli Etruschi e anche i Fenici che avrebbero fondato un emporio commerciale. Il consiglio di guerra del Regno deliberò la fortificazione del rudere di Rocca Roseto, sempre nei pressi di Crognaleto, poi di fortificare maggiormente Montorio (1686). Negli anni '60, dato che la tradizionale produzione dell'argilla e delle maioliche policrome, che aveva visto nel XVI-XVII secolo grandi dinastie di mastri ceramisti, i Grue, i Gentili, fu istituito L'istituto professionale d'arte nell'ex convento dei Francescani per continuare a mantenere viva la tradizione, per cui Castelli oggi è tanto famosa. Da un documento proveniente da un cartografo del monastero di San Giovanni a Scorzone, e poi traslato nella nuova chiesa di San Giovanni dentro le mura di Teramo (piazza Verdi), si iniziano ad avere notizie sicure riguardo il governo e l'amministrazione territoriale di Teramo durante i Longobardi. Intorno al 1848 nella campagna teramana dilagò il brigantaggio, con la compagnia stanziata a Sant'Angelo, nel pennino, di Antonio Tripoti e Valerio Forti.Sempre in quest'anno Filippo Delfico-De Filippis con altri compari suscitò una nuova protesta che scoppiò in tumulto, ispirandosi ai moti pennesi di dieci anni prima, ma anche questa ribellione fallì con l'arresto dei cospiratori mazziniani. La città vide passare le truppe di Lotario divenuto imperatore nel 1133, che transitò lungo la via Emilia per scendere in guerra contro Ruggero di Sicilia, sostenitore dell'antipapa Anacleto II. Nel 1189 tuttavia alla morte di Guglielmo II, il Conte Rainaldo si unì a Errico di Svevia, in varie scorrerie per il Regno, fino all'assedio di Napoli nel 1190. Pianse per tutto quel saccheggio e rassegnato riprese la via dell'esilio (Giacinto Pannella, L'abate Quartapelle e la coltura in Teramo, Napoli, stab. Civitella ottenne l'autorizzazione di celebrare tra le mura la giustizia civile, ma perse momentaneamente il diritto di nominare il giudice. Anche a Pescara e Loreto Aprutino esistono musei privati che ospitano le preziose ceramiche. Nel frattempo le terre, benché tornate ai baroni e ai vari feudatari, avevano iniziato a sperimentare le nuove tecniche di produzione, e per le iniziative di Vincenzo Comi nel 1830, anche l'industria nella Val Vibrata iniziò a svilupparsi. Un'altra grande donazione avvenne nel 1136 da parte dei Conti Teutone e Gualtiero delle campagne attorno Roseto. Infatti ben presto i baroni e i signori del Regno si contrapposero in due schieramenti: gli angioini e i durazziani. Presentò nel 1501 davanti ai magistrati 56 articoli, dove erano riportati tutti i possedimenti dell'agro, all'epoca della prima entrata degli Acquaviva a Teramo di Giosia, lamentando il fatto di un generale disordine nella ripartizione e amministrazione di beni e di alcuni feudi che erano ancora degli Acquaviva al livello legislativo, benché i vari tumulti politici e militari ne avessero da anni impedito l'ordinaria amministrazione. Il territorio dell'attuale provincia era diviso, da sud a nord, in Ager Hatrianus, Ager Praetutianus, Ager Palmense. in circa 20 km e con un dislivello di circa 1200 m in un percorso naturalistico molto suggestivo. Seguendo anche le descrizioni di Muzio de Muzii, le mura racchiudevano: Diversi sono stati, sin dall'epoca di Muzio de Muzii (1595) i ritrovamenti archeologici, fino agli scavi degli anni '90 del Novecento. Elenco dei Conti aprutini dal VI al XIII secolo, La seguente serie dei Conti di Apruzio si basa sulla ricostruzione e sulle ricerche di Francesco Savini e fanno riferimento al volume La Contea di Aprutio, Roma, 1905. Dopo che partirono le truppe, fino al 1540 in città alloggiò il viceré di Napoli. Teramo sino agli anni 2000 fu una città di provincia abbastanza avanti, per la modernità e lo sviluppo economico, rispetto ad altre realtà abruzzesi quali Chieti, L'Aquila, Sulmona, ripiegate verso sé stesse, ed era seconda solo a Pescara per espansione edilizia e sociale. L'amministrazione del distretto rimane invariata, Teramo governa la parte settentrionale dell'Abruzzo a confine con le Marche e la provincia di Ascoli Piceno, a sud presso il fiume Pescara. La notte del 20 il capitano di giustizia della città ebbe la notizia della postazione dei nemici, e radunò un drappello di giovani volontari, muovendo assedio al castello, che si trovava nella posizione della distrutta chiesa di San Silvestro. Un insediamento del I millennio a.C. e delle costruzioni d'epoca italica del III-II secolo a.C. sono stati oggetto di recentissimi scavi. L'erudizione divenne monumento in città con la pubblicazione nel 1832 dei volumi della Storia ecclesiastica e civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli di Niccola Palma, volumi che riguardano la storia sia di Teramo sia del suo contado dalle origini sino ai fatti del primo Ottocento. Sulla destra si erge il campanile a torre. Con la decadenza di Roma nel V secolo d.C., gli abitanti della vallata si raggruppano in castra fortificati, detti "Li Castelli", da cui l'attuale toponimo, e furono per secoli sotto al giurisdizione dell'abbazia benedettina di San Salvatore, oggi scomparsa, che si trovava presso la contrada omonima. Da questo momento prenderanno forza il prete De Donatis che si faceva chiamare il generale de' Colli, don Emidio Cocchi di Tizzano che iniziava persino a riscuotere tributi in nome del Re, ai quali si aggiungeranno i fratelli Fontana da Penne. Durante il vescovato di Francesco de Perez, eletto nel 1479, Teramo visse un periodo di relativa tranquillità, cose che non si può dire per il suo territorio, poiché nacque una diatriba territoriale tra Campli e Civitella del Tronto, con scaramucce, razzie di bestiame e omicidi. Nel territorio di Elice, Montorio, Notaresco vennero aperte concerie, mentre fabbriche di seta a Teramo e Atri. Tra i reperti ci sono una cona proveniente da San Donato, una Madonna col Bambino di Orazio Pompei (1551), e una collezione di utensili e soprammobili della bottega Grue e di quella dei Gentili, attivi anche a Loreto Aprutino. Nel 1788 il Delfico nel suo Discorso sul Tavoliere denunciava le concentrazioni latifondiste e il mantenimento delle rendite, dei baroni, rivendicando la divisione dei terreni a favore dei cittadini, con proposte di miglioramento imprenditoriale dell'agricoltura secondo le innovative proposte dell'illuminismo. Sebbene Castelli sia un piccolo centro della provincia di Teramo, il suo ruolo nella storia della maiolica italiana è di primissimo piano, specialmente nel periodo che va dal XVI al XVIII secolo. Gli Acquaviva, prima di diventare duchi di Atri, erano sparsi in vari castelli nella piana del Vomano, comparendo in scena durante il regno di Federico II. Teramo fu ricompresa nel Marchesato di Fermo, soggetto all'Esarcato greco di Ravenna. Eccezion fatta per il traforo autostradale, la mancanza di collegamento mediante ferrovia di Teramo e L'Aquila determina ancora oggi un grave problema di comunicazione tra i due capoluoghi, mentre nel 2017-20 si sono incrementati i progetti di miglioramento stradale del collegamento Teramo-Giulianova. In questi anni le coste teramane si popolarono di nuovi villaggi fondati dagli esuli "schiavoni" della penisola Balcanica. Si tratta dell'Abruzzo Ulteriore (Teramo, Penne e Sulmona), e dell'Abruzzo Citeriore (Chieti). Nel 115 Berardo arrivò a Teramo, succedendo nella cattedra episcopale a Uberto. I meravigliosi oggetti esposti appartengono ad artisti provenienti da alcune celebri famiglie come quella dei Grue, dei Gentili, dei Cappelletti e dei Fuina. Succedutisi i vari sovrani che amministrarono l'Abruzzo e il ducato, da Pipino il Breve a Carlo il Calvo, Ludovico Pio alla fine nell'855 pubblicò una serie di leggi amministrative di riaccorpamento territoriale, e nell'866 all'abbazia di Montecassino confermò la suddivisione territoriale nell'odierno Abruzzo, inserendo anche Interamnia. Con la conquista romana, nel territorio teramano si diffusero ampiamente i culti di Bacco e Venere. A Teramo dunque venne installato il "consiglio supremo", e il Delfico venne eletto sindaco della città, e si adoperò subito per la riformulazione del piano amministrativo e giuridico, concedendo nel suo Proclama l'indulto per i vari reati, visto che nella città scoppiarono dei disordini per il passaggio di governo. Lo stesso Carlo, leggendo il diploma d'ambasciata mandato dai cittadini, dichiarò Teramo città demaniale, e per tanto non assoggettabile alle pretese degli Acquaviva. Nei suoi scritti si interessò anche alla fortezza della Pescara, ossia la fortificazione dell'epoca di Carlo V (XVI secolo) a forma trapezoidale con cinque grandi bastioni, che proteggevano la foce del fiume, e controllavano i traffici del sale lungo il mare. Nel 1225 fu ricompensato con delle terre da Federico II, e nel 1232 si spartì con il fratello Giovanni altri feudi a nord di Teramo, come Santa Maria ad Porcellianum. Alle ore 14 il Re giunse a Teramo tra due ali di folla che gridavano "Viva e viva il Re, il nostro buon re Ferdinando II". Da strumenti nell'Archivio di Teramo, si apprende che nel 1351 era ancora esercitato da Teramo il diritto di scegliere il capitano regio per mezzo della cittadinanza e dell'influenza del vescovo. Tuttavia i teramani si opposero e la città fu saccheggiata un'altra volta, senza però subire tremende distruzioni. Nel 1306 fu giustiziere d'Abruzzo Niccolò di Roccaforte, imposto da Carlo II. Cominciato un periodo decisamente florido per Teramo, nel 1270 il primo vescovo sotto il protettorato Carolino fu Gentile da Sulmona. Nel periodo in cui Potito Randi fu preside della Scuola d'arte fu realizzato da insegnanti e allievi dell'Istituto uno dei prodotti artistici più interessanti della moderna produzione castellana, il cosiddetto "terzo soffitto della Chiesa di San Donato" poi rinominato più felicemente il "Terzo cielo". Gli anni del 1348 e del 1349 furono contrassegnati dalla peste e dal terremoto che colpì Aquila, danneggiandola gravemente in più punti, tanto che dovette essere ampiamente ricostruita.L'equilibrio politico con la Corona di Giovanna I e Luigi di Taranto è testimoniato da tre strumenti del 1351 in cui i sovrani concedevano alla città indulto per i delitti, lasciapassare speciali per il capitano regio e i nobili, e grazie per la cause in via di celebrazione, mentre nel 1352 venivano confermati tutti i privilegi concessi a Teramo.In questi anni Teramo compra il feudo di Madonna della Cona da un tal Pietro Salvacossa. orti sunt a Sabinis voto vere sacro. A dostacolare i loro piano era il sindaco Cola di Rapino, di partito aragonese, garante della pace. La pace fu siglata dai due sindaci nella chiesa di Sant'Angelo in Castrogna.I Melatino si trasferirono definitivamente dentro la città, nel quartiere San Leonardo, nel 1372 un tal Roberto Melatino fece costruire la sua casa presso la chiesa di San Luca, si tratta della famosa Casa dei Melatino, uno degli edifici gotici meglio conservati oggi a Teramo. Fu arsa anche la casa dell'abate Berardo Quartapelle dopo il saccheggio del suo laboratorio nel quale conduceva esperimenti. Nel 1440, con l'ascesa al trono di Alfonso I d'Aragona, la signoria di Teramo passò a Francesco Sforza. 996 likes. Si trattò insomma di una sorta di protettorato senza pagamento di tasse, poiché gli stessi monasteri si erano offerti a Teramo con la richiesta di protezione a causa dei gravi danni subiti durante le varie scorrerie e passaggi di eserciti per le guerre.Nel 1381 fu incoronato re Carlo III di Durazzo, il quale promosse immediatamente il suo servitore militare Antonio Acquaviva come giustiziere d'Abruzzo, promuovendo poi a contea il castello di San Flaviano. Il presepe monumentale in ceramica, è stato donato da Castelli e dalla diocesi di Atri-Teramo; il maestoso albero di Natale, un abete rosso o peccio (Picea abies), alto 30 metri e del peso di sette tonnellate, provenie dal comune di Kocevje, nella Slovenia sudorientale. Informazioni sui beni della Diocesi si hanno sempre in documenti raccolti dal cosiddetto "Cartolaio" di San Giovanni a Scorzone, arrivando nell'enumerazione di beni di Teramo, Castel San Flaviano e Civitella del Tronto, fino all'anno 1076. Il secolo si aprì per Teramo, così per tutta la provincia II d'Abruzzo Ultra con il catastrofico terremoto dell'Aquila del 1703, le cui due scosse maggiori del 14 gennaio e del 2 febbraio, che superarono i 6 gradi della scala Richter, provocarono notevoli danni nel teramano. Durante la guerra, Teramo viene occupata il 3 ottobre 1943, benché già dal luglio dell'anno la città soffre la presenza nazista per la battaglia di Bosco Martese, vicino il comune di Rocca Santa Maria. HISPANORVM [...] C. STATIVS. La vendetta dei Melatino fu tremenda contro gli Antonelli, vennero distrutte le case, bruciate le terre, uccisi i famigliari, catturati altri tradotti nella Civitella; rimase prigioniero anche un tal Marino di Bellante, che riuscendo a farsi liberare, comunicò a Giovanna II il deplorevole stato in cui versava Teramo, nell'anarchia totale, con molte case bruciate e distrutte. Nel documento firmato, venivano dichiarate decadute le leggi federiciane, e riammesse quelle dei Normanni. Cambiando paese dovrai nuovamente inserire i prodotti nel Carrello e Wish List. Avevano in possesso Sant'Omero, Ripattoni, Morro, Ofena e Canzano. Il secolo si conclude nella storia di Teramo con un'importante decisione della Diocesi Aprutina per la città di Campli: eleggerla a seconda sede della Cattedrale di San Berardo, con l'elevazione della chiesa di Santa Maria a collegiata, in data 14 maggio 1600, durante il pastorato di Monsignor Montesanto. Anche tra i capi briganti esistevano divisioni sul partito da prendere, molti si opponevano al Capitano Colaranieri di abbandonare le posizioni di battaglia per cercare roccaforti più sicure, altri invece volevano aspettare gli spagnoli a Montorio al Vomano e di tenere libera la strada di Poggio Umbricchio (Crognaleto) per eventuali ritirate.