Assai affine al polittico bolognese è generalmente riconosciuta a ragione la frammentaria Madonna col Bambino in trono tra angeli (cat. - correnti artistiche Il papa non ritenne necessario sottoporre l’artista ad altre prove. La fase successiva della decorazione fu condotta invece da Cimabue e dalla sua squadra di aiuti, impegnati a dipingere il presbiterio e il transetto, nonché le celebri vele della crociera con i quattro Evangelisti. Painting and Illumination 1300-1350, a cura di C. Sciacca, catalogo della mostra, Los Angeles 2012, pp. 85-88. Schwarz, Poesia e verità: una biografia critica di Giotto, in Giotto e il Trecento: “il più Sovrano Maestro stato in dipintura”, a cura di A. Tomei, catalogo della mostra (Roma), 2 voll., Milano 2009, I, pp. È suo il Campanile del Duomo di Firenze, chiamato anche “Campanile di Giotto” (appunto! 11 Per la cimasa del crocifisso si veda F. Zeri, Due appunti su Giotto, in «Paragone», VIII, 1957, 85, pp. 9-29. La Croce di San Felice in Piazza s’impose come uno dei prototipi fondamentali del tema per gli artisti fiorentini fino allo scadere del secolo. 15, in Giotto e compagni, a cura di D. Thiébaut, catalogo della mostra, Paris-Milan 2013, pp. 13, in Dipinti, Cataloghi della Galleria dell’Accademia di Firenze, I, a cura di M. Boskovits, A. Tartuferi, Firenze 2003, pp. Eppure, se si ha la pazienza di andare oltre questa prima impressione, si possono riscontrare agevolmente numerosi elementi di continuità fra i due cicli, non soltanto sotto il profilo morfologico, ma anche per ciò che concerne la concezione naturalistica. La cappella fu edificata nell’Arena di Padova a partire dal 1303, secondo alcuni studiosi su disegno dello stesso Giotto, e consacrata il 25 marzo 1305, quando la decorazione doveva essere con ogni probabilità già ultimata. Giotto è considerato l'artista che ha rinnovato la pittura italiana, così come Dante, suo contemporaneo, è ritenuto il 'padre' della lingua italiana. 76), le zone in cui era divisa la città, seppure molto frammentario, appare in condizioni abbastanza buone di conservazione dopo il restauro eseguito in anni relativamente recenti. Ho già avuto occasione di sottolineare come rispetto alla bruciante attualità delle Storie di san Francesco ad Assisi, le scene fiorentine sembrino ‘senza tempo’, come bloccate in un irripetibile equilibrio fra un astratto naturalismo metafisico e una solenne semplicità quotidiana, che nei brani più alti si rivelano quasi un preludio ideale a certe atmosfere di Piero della Francesca. Le rovinatissime pitture murali della cappella Peruzzi (cat. 57 a, b) conservato nella Pinacoteca vaticana. Il punto di vista delle scene risulta fortemente obliquo, posto in maniera assai naturalistica all’ingresso del vano altissimo e stretto della cappella. La sua vita è ricca di aneddoti e leggende, ve la raccontiamo in due minuti. Ma tale diversità rientra pienamente nel contesto dell’attività di un inesauribile genio innovatore, anche nei confronti di se stesso, considerando soprattutto il fatto che l’esecuzione dei due cicli è comunque separata all’incirca da un decennio. “… Credette Cimabue nella pintura tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, si che la fama di colui è scura.” (Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, XI, 94-96), Tratto da un mio articolo per il Touring Club Italiano, “Magister Giotto” La cappella degli Scrovegni e i cicli pittorici La cappella degli Scrovegni è una monumentale cappella candidata a diventare patrimonio Unesco. Probabilmente entrambe le storie viaggiano sul confine che separa la leggenda dalla realtà, così come è tutta da confermare la teoria secondo cui Giotto fu allievo di Cimabue. Queste ultime, dipinte sopra l’altare eretto sulla tomba del Serafico, sono forse il ciclo pittorico più sfavillante e sontuoso di tutto il Trecento italiano: gli ampi sfondi sono completamente dorati, in maniera piuttosto inconsueta, se si considera il costo elevatissimo che tale operazione comportava. Per parte mia vorrei far notare che l’impostazione e il taglio visivo dei due tondi rinvia in maniera piuttosto esplicita alle figure di santi all’interno dei polilobi che affiancano il corpo di Gesù nell’affascinante Croce dipinta del Maestro di Figline in Santa Croce a Firenze. In genere, la critica ammette che le formelle esagonali dello zoccolo del campanile raffiguranti Storie bibliche e Le attività dell’uomo, scolpite da Andrea Pisano, siano state disegnate da Giotto. importanza di giotto: 1. i personaggi dei suoi dipinti sono realistici. Giotto dovette recarsi subito dopo ad Assisi per impostare e avviare di persona la decorazione della cappella di San Nicola (cat. Giotto è documentato ancora a Firenze il 12 dicembre 1335, quindi è verosimile che abbia raggiunto Milano entro la fine dell’anno, oppure all’inizio del 1336. L’importante intervento di restauro portato a termine dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze nel dicembre 2004 ha consentito il recupero della piena autenticità delle poche parti rimaste tuttavia, nello stato attuale, non è facile rendersi conto dell’importanza che dovette rivestire questo ciclo. Con l’introduzione della prospettiva nelle sue opere, Giotto supera la bidimensionalità dell’arte bizantina per ottenere forme più vicine alla realtà. Di grande rilievo è la possente struttura architettonica illusiva, che riveste e inquadra le scene e recupera aspetti sia della Leggenda francescana della soprastante chiesa superiore, sia della cappella degli Scrovegni. Il luogo di nascita del fondatore della visione moderna occidentale in pittura non è certo, tuttavia appaiono entrambi plausibili, secondo gli studi più recenti, sia il borgo di Vespignano in Mugello, sia il centro della Firenze pulsante di artigiani e di commerci. 68), collocato sull’altare della cappella omonima affrescata da Taddeo Gaddi, l’erede fiorentino ufficiale del grande maestro. Purtroppo, gli unici brani pittorici di questa vastissima impresa giunti fino a noi sono soltanto quelli recuperati negli strombi delle finestre della cappella Palatina. La decorazione ad affresco di questo vasto e altissimo ambiente fu ultimata verso la fine del 1337, quindi dopo la morte di Giotto. Le ipotizzate distinzioni di mani tanto dibattute dai critici possono risultare esaltate dalla diversa articolazione del registro espressivo adottata dall’unica, potente personalità creatrice che ha progettato e perlopiù eseguito l’intera decorazione. 69 b), dipinti illusionisticamente nello stesso coro. Come ho già avuto occasione di sostenere, ritengo che l’ipotesi più plausibile sia quella che vede il Polittico di Badia precedere di pochissimo i santi ad affresco assisiati, poiché questi ultimi sembrerebbero pittoricamente appena più fusi e ‘moderni’ rispetto ai tipi universali e senza tempo incarnati dai loro colleghi fiorentini10. 167-169. 24 Sul Polittico di Santa Reparata, cfr. In ogni caso, il dato più rilevante consiste nel forte spessore emotivo della narrazione, di taglio ‘moderno’, che sembra preludere alla Commedia dantesca. In poche parole: Giotto è stato un rivoluzionario (anche se non ne aveva l’aspetto né il fascino, probabilmente). 3, in Giotto e il Trecento, cit. Nei Miracoli post mortem di san Francesco (cat. È verosimile quindi che le differenze tra le varie fasi siano da attribuire anziché all’intervento più o meno importante dei collaboratori, all’incessante sperimentazione stilistica che caratterizza tutto l’arco dell’attività di Giotto. Riassunto in 10 punti – Due minuti d'arte, Il Natale raccontato da 10 opere d’arte italiane, Chiese di Roma: la Basilica di Santa Maria Sopra Minerva - Oj Eventi, Scopri come i tuoi dati vengono elaborati. 162-163. Gli affreschi superstiti della basilica del Santo di Padova assumono particolare importanza poiché risultano intermedi fra la decorazione della cappella di San Nicola nella basilica inferiore di Assisi e quella della cappella dell’Arena a Padova. La straordinaria valenza dell’illusionismo plastico e architettonico che traspare dal tergo del crocifisso padovano, con la mirabile raffigurazione dell’agnello mistico centrale e i quattro simboli degli evangelisti contro un intenso e indefinito fondo blu, è uno dei tratti più caratteristici dell’attività giottesca, segnatamente in questi anni. L’affollata Crocifissione (cat. Eppure l’opera presenta dei brani di superba bellezza, quali ad esempio la straordinaria restituzione naturalistica del legno della croce, analizzato fino nelle venature, oppure la plasticità compatta del corpo di Cristo. Giotto e Petrarca all’ombra di Dante nel circolo “umanistico” di re Roberto a Napoli, ibid., pp. Recatosi nella città papale ben prima del giubileo del 1300 – sulle orme forse più ideali che dirette di Cimabue, che vi si trovava nel 1272 –, il giovane genio toscano sarà stato incantato dall’incomparabile sedimentazione più che millenaria di culture, di formule e di modelli rappresentativi riscontrabile nelle tre arti maggiori, che nel campo specifico della pittura si manifestava nei dipinti murali di Jacopo Torriti prima e di Pietro Cavallini poi, nonché nelle ‘miracolose’ icone dell’interminabile Medioevo romano. 13) dell’Ashmolean Museum di Oxford, caratterizzata soprattutto dalla spiccata raffinatezza gotica e dall’intenso, tenero legame affettuoso tra Madre e Figlio. Quest’ultimo è riferito a Giotto già dal cronista Riccobaldo da Ferrara (Compilatio cronologica; 1312 circa), che con ogni verosimiglianza allude proprio ad esso quando parla di pitture eseguite dall’artista nella basilica di Assisi. Uno di questi polittici era con ogni probabilità quello che recava al centro la Madonna col Bambino (cat. A riprova inequivocabile dell’inesausta predisposizione al rinnovamento del grande artista, sin qui sempre incline alle suggestioni spaziali, è al contrario l’assenza di qualsiasi indicazione di spazialità concreta, al punto che le tavole con schiere di santi che affiancano l’Incoronazione della Vergine al centro potrebbero essere moltiplicate a piacimento senza che ciò si rifletta in maniera significativa nell’aspetto complessivo34. alla nota 17. La Maestà di San Giorgio alla Costa, conservata nel Museo Diocesano di Santo Stefano al Ponte, è ai giorni nostri identificata unanimemente con la tavola di Giotto menzionata nella stessa chiesa da Lorenzo Ghiberti nei suoi preziosi Commentari (1450 circa)6. 25 a-l). L’attività per il signore di Milano Azzone Visconti è menzionata subito dopo la morte dell’artista nella Nuova cronica di Giovanni Villani e ripresa poi dal Vasari, il quale precisa che una volta rientrato in patria dal capoluogo lombardo «non passò molto che […] rendé l’anima a Dio». Lo stacco innegabile che separa nel complesso le pitture murali di Assisi, ancora largamente legate alla tecnica esecutiva duecentesca, dagli affreschi pienamente trecenteschi dell’Arena di Padova – senza parlare poi della profonda diversità della concezione e dello stile – può rientrare tranquillamente nella stupefacente e incessante propensione al rinnovamento stilistico che caratterizza tutto il percorso di Giotto. Sulla questione si vedano inoltre le osservazioni di D. Thiébaut, cat. L’identificazione del cosiddetto Maestro di Isacco con Giotto – ormai sulla trentina – appare pressoché certa alla luce della stupefacente identità che lega queste pitture murali alle opere su tavola che la critica riconosce come i più antichi esemplari autografi del maestro fiorentino a noi pervenuti: il frammento già menzionato di una grande Maestà conservato nella pieve di Borgo San Lorenzo, nel cuore del Mugello, luogo d’origine della famiglia di Giotto, e la grande Croce dipinta della basilica di Santa Maria Novella a Firenze. 158-159, dove tuttavia si attribuisce a Giorgio Bonsanti un’opinione in merito alla collocazione cronologica dell’opera non corrispondente al vero, errore del quale sono lieto di poter fare ammenda in questa sede. 54) della National Gallery of Art di Washington. 94-96). Giotto in quei giorni godeva della fama di esser l’autore del Crocifisso di S. Maria Novella a Firenze. Nel quadro della polemica fra Roma e Firenze sul primato del rinnovamento della pittura italiana, gli affreschi sono stati riferiti nel tempo ad anonimi maestri romani, oppure allo stesso Pietro Cavallini, con datazioni molto più tarde del vero. La presenza in Lombardia del maestro non passò certamente inosservata e comunque si lega a quella di poco successiva di Stefano, uno dei suoi seguaci più grandi e indipendenti40. 618-622. alla nota 20, pp. Sicuramente penseremo a Leonardo, Michelangelo e Giotto, artisti che con le loro intuizioni hanno rivoluzionato la storia dell’arte, segnando un solco netto tra ciò che era prima di loro e ciò che li ha seguiti. Il campanile viene così chiamato perché il progetto e parte della realizzazione della struttura sono opera di Giotto. Giotto si attiene ai canoni figurativi tradizionali per questa rappresentazione particolarmente cara all’uomo medievale, tuttavia egli ne propone per la prima volta un’interpretazione fondata sull’unità visiva. È in questa fase dei lavori, al principio dell’ultimo decennio del Duecento, che fa la sua comparsa, nei registri più alti della navata di Assisi, la personalità autenticamente rinnovatrice del Maestro di Isacco, autore per l’appunto dei due riquadri ad affresco con Isacco benedice Giacobbe e Isacco respinge Esaù. Immagini affascinanti, intrise di una solennità insieme aulica e mistica, che sembrano collocarsi in uno spazio temporale indefinito1. Abbiamo già accennato all’inconsistenza critica del problema relativo al primo, mentre per quanto riguarda l’ipotetico Maestro delle Vele occorre riconoscere che gli inequivocabili tratti stilistici di questa parte della decorazione assisiate si ritrovano in altre opere inserite più o meno concordemente nel catalogo giottesco: per esempio, nel Polittico Stefaneschi (cat. 37 A. Tartuferi, cat. 72 a) molti anni più tardi sulla parete di fondo della cappella Bardi, nella basilica di Santa Croce a Firenze. 47 a-h) l’esecuzione è stupefacente sotto ogni aspetto, tuttavia colpiscono in maniera particolare la preziosità cromatica e la qualità della stesura pittorica, che fanno assumere alla volta del transetto l’aspetto di una superficie incrostata di pietre preziose. 30 M. Boskovits, Frühe italienische Malerei, Berlin 1988, pp. 27-28, sottolinea il divario «sconcertante» fra il volto dell’angelo di destra recante la pisside, raffigurato in una foto dell’inizio del Novecento, e lo stato attuale, frutto degli interventi di ‘restauro’ condotti da allora ad oggi. La composizione assai raffinata, le figure esili e allungate e l’acuta definizione delle caratterizzazioni fisionomiche sono alcune delle componenti fondamentali del dipinto che si ritroveranno in quasi tutti gli artisti fiorentini più importanti operosi nella prima metà del secolo. 48) del transetto destro e numerose altre parti di questi affreschi si rivelano fra i brani più alti della produzione giottesca. 98-100. Il campanile di Giotto è la torre campanaria di Santa Maria del Fiore, la cattedrale di Firenze, e si trova in piazza del Duomo.. In questo progetto, di dimensioni più ridotte e destinazione privata, Giotto sembra aver esercitato un controllo ferreo, anzi assoluto, sui pochi aiuti che dovettero affiancarlo sui ponteggi: anzi, entrando in questo ambiente relativamente piccolo sembra di vedere il maestro fiorentino intento a lavorare in splendida solitudine, impegnato perfino a macinarsi i colori! 18, in Giotto e il Trecento, cit. Tale ipotesi si fonda essenzialmente sulla base della presenza dei due san Giovanni – il precursore di Cristo e l’Evangelista – cui sono dedicate per l’appunto le rovinatissime storie della cappella della basilica fiorentina, che per quanto è dato di giudicare dovrebbero appartenere a un momento un po’ più inoltrato nel percorso giottesco, verso il 131520. Nonostante il pessimo stato di conservazione, emerge con chiarezza l’altissima qualità di questa tappa ulteriore dell’inarrestabile sviluppo artistico del caposcuola fiorentino. Tale posizione rappresenta l’intenzione del progettista di far soprattutto risaltare l’importanza del campanile rispetto alle altre costruzioni circostanti. 23 Sui murali Peruzzi si vedano: A. Monciatti, La cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze, in Medioevo: i committenti, Atti del Convegno internazionale di studi (Parma 2010), a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2011, pp. Della decorazione della cappella faceva parte integrante pure il Crocifisso (cat. Nelle Storie dell’infanzia di Cristo (cat. Secondo ipotesi recenti, è possibile che appena terminato il soggiorno napoletano Giotto abbia trovato tempo e modo per recarsi a Bologna intorno al 1333-1334, chiamatovi dal legato pontificio, il cardinale Bertrando del Poggetto, per dipingere ad affresco la cappella all’interno del Castello di Galliera, completamente distrutto nel 1334, dopo la partenza del cardinale francese, a eccezione della chiesa, che ancora si poteva ammirare al principio del Quattrocento. 35-42; C. D’Alberto, cat. alla nota 1, II, pp. 28 a, b, in Giotto. 15 a-b), purtroppo abrasi e quasi illeggibili, mentre ben più importanti si rivelano i vasti brani pittorici superstiti nella sala capitolare della stessa basilica, la cui decorazione è stata attribuita a Giotto dallo scrittore Michele Savonarola verso la metà del Quattrocento. 53-54, 61, nota 23 e A. Tartuferi, Intorno a Giotto: una mostra, un libro e una proposta di attribuzione, in «Commentari», in corso di pubblicazione. 30) conservata dal 1919 nella Galleria degli Uffizi e proveniente dalla chiesa di Ognissanti a Firenze, di proprietà degli umiliati. 67) appartenente dal 1945 al Museum of Art di San Diego, in California: negli anni più recenti, gli studiosi ne hanno sottolineato l’autografia giottesca, ipotizzando tuttavia in varia misura l’intervento della bottega, con particolare riferimento a Taddeo Gaddi. La Croce di Santa Maria Novella è documentata come opera di Giotto nel 1312, nel testamento di un fiorentino suo contemporaneo di nome Ricuccio di Puccio, che doveva conoscere bene l’artista per il fatto di avergli commissionato in precedenza un’altra croce dipinta per la chiesa di San Domenico a Prato, andata perduta o fino ad oggi non identificata5. Nell'insieme l'effetto è quello di un palc… 11, in Giotto. Bellissima la profondità dello spazio restituita dall’impeccabile e plausibile collocazione dei dolenti e dei soldati quasi esclusivamente sullo sfondo dorato30. Giotto,vissuto tra il 1267 e 1337, allievo di Cimabue, è considerato il primo grande artista della pittura italiana e innovatore della pittura occidentale. In quest’ultima opera l’impostazione cromatica appare livida e con effetti di trasparenza che rinviano ancora al fondamentale Crocifisso di Santa Maria Novella a Firenze, oppure ad alcune parti degli affreschi di Assisi, ma nel dipinto padovano il colore risulta di timbro più acceso e luminoso, preannunciando da questo punto di vista le opere riferibili alla nuova fase fiorentina immediatamente successiva. Ad esempio, le figure che s’intravedono dalle due aperture laterali del trono dovrebbero essere san Paolo, a sinistra, e san Benedetto (o san Bernardo di Chiaravalle), a destra. 15 Sugli affreschi degli Scrovegni e, più in generale, sul soggiorno padovano di Giotto, nonché per l’amplissima bibliografia relativa, si vedano i saggi e le schede in Giotto e il suo tempo, a cura di V. Sgarbi, catalogo della mostra (Padova), Milano 2000; si vedano inoltre: F. Flores d’Arcais, La Cappella degli Scrovegni, in Giotto e il Trecento, cit. 182-186; per la tavola di Washington, si veda A. Suda, cat. alla nota 15, pp. 8 a-i) emerge distintamente la profonda conoscenza della cultura pittorica romana dell’epoca da parte di Giotto. Insomma l";actio di Giotto, ovvero una gestualità quasi teatrale dei personaggi rappresentati, rende la sua teoria pittorica viva, dinamica come quella di pochi altri; una teoria che sembra spiccare dalle pareti per compiersi in una fusione tra spettatore e artista, fusione che è esperienza mistica, metafisica, e che Giotto ha saputo perpetuare, con la pittura, annullando lo scorrere del tempo, in un ciclo infinito di … 28 Sul Polittico Stefaneschi e il frammento d’affresco, cfr. Bilancio critico, cit. 23 a-u, 24 a-n) e Storie dell’Antico Testamento (cat. Se il riconoscimento dell’autografia giottesca è stato sempre fuori discussione, non altrettanto può dirsi per la collocazione cronologica, a supporto della quale esiste un unico punto di riferimento certo: la presenza sulla parete di fondo di san Ludovico di Tolosa (cat. In 10 punti vi raccontiamo la storia del maestro toscano, padre della prospettiva e autore di capolavori immortali come la “Cappella degli Scrovegni”. Ai giorni nostri appare quasi incredibile che questi brani pittorici siano stati considerati fino a un recente passato solo di seguaci di Giotto, neppure troppo vicini a lui. Negli zoccoli di base sono dipinte a monocromo quattordici figure dei Vizi (cat. Le biografie dei grandi artisti in 10 punti. Questi ultimi sembrano richiamare alla mente gli attori del teatro classico per la solennità dell’impostazione e la capacità sublime di restituire in pittura gli stati d’animo. L’analisi tecnica della sequenza degli intonaci ha dimostrato che le Storie dell’infanzia di Cristo (cat. Il grande architetto e scultore Arnolfo di Cambio si mosse invece in stretta contiguità culturale e linguistica con il caposcuola fiorentino, al punto tale che un filone degli studi ha addirittura proposto di sostituirlo tout-court a lui nel ruolo di primo rinnovatore dell’arte italiana sul finire del Duecento, sostenendone perfino un’improbabile, e soprattutto del tutto infondata, attività nel campo della pittura. Bilancio critico, cit. Tuttavia, alcuni particolari in migliori condizioni di conservazione, quale ad esempio la mano di san Giovanni Evangelista protesa a risuscitare Drusiana (cat. Persino la datazione di questo complesso è del tutto ipotetica e in ogni caso fondata soltanto sull’analisi dei dati dello stile. Giotto è stato uno di quegli artisti che nel volgere di pochi decenni ha reso irrimediabilmente antiquate opere che fino a pochi anni prima erano considerate assolutamente valide. Subito dopo l’artista fiorentino e i suoi passarono a decorare le fasce degli arconi della prima campata della navata a partire dal transetto, con ogni verosimiglianza ancora entro il pontificato di Niccolò IV (1288-1292), il primo papa francescano. Le due scene che compaiono anche nella cappella dell’Arena, la Resurrezione di Lazzaro e il Noli me tangere (cat. 51) di collezione privata. La centralità del cantiere assisiate per gli sviluppi della pittura italiana fra Due e Trecento è stata ribadita più volte negli studi degli ultimi decenni. Storia e restauro, a cura di M. Scudieri, Venezia 1992; e inoltre: M. Boskovits, Il Crocifisso di Giotto della chiesa di Ognissanti: riflessioni dopo il restauro, in L’officina di Giotto. 6 La Madonna di San Giorgio alla Costa di Giotto. 69 a) nel coro delle monache della basilica di Santa Chiara – un brano sicuramente autografo del pittore –, cui si possono accostare anche gli stalli prospettici (cat. alla nota 17, pp. Gli studiosi non hanno mancato di suggerire, anche in questa impresa di dimensioni relativamente ridotte, l’intervento di più di un collaboratore, in particolare Taddeo Gaddi e Maso di Banco. Mi domando, quindi, se non si debba prendere in considerazione l’ipotesi suggestiva che le due tavolette siano da ricollegare a un’impresa di questo stupendo e inafferrabile protagonista del Trecento italiano, che certamente fu vicino alla bottega giottesca a partire dall’esecuzione degli affreschi del transetto destro e delle vele della chiesa inferiore di San Francesco in Assisi: potrebbe trattarsi, quindi, della testimonianza preziosa di una fase di minore incisività disegnativa e di maggiore fusione e sensibilità pittorica del Maestro di Figline33. 38 a, b), dipinto su entrambi i lati per l’altare maggiore dell’antica cattedrale fiorentina. 4, in Giotto e il Trecento, cit. 1, in Giotto e il Trecento, cit. Giotto fue de los primeros en dar volumen a las figuras y buscar la perspectiva. Tuttavia, secondo il parere di chi scrive, questi dipinti di finissima qualità miniaturistica si possono ascrivere più verosimilmente all’ambiente artistico locale, sebbene sia innegabile il riflesso puntuale dalla perduta decorazione giottesca. La cappella della Maddalena segna una tappa importante negli sviluppi del linguaggio giottesco, in cui l’artista pone le premesse – soprattutto sotto il profilo cromatico e della stesura pittorica – per la vasta decorazione del transetto e delle vele della crociera della basilica inferiore di San Francesco. Giotto's masterwork is the decoration of the Scrovegni Chapel, in Padua, also known as the Arena Chapel, which was completed around 1305. Gli affreschi ritrovati, Milano 2004; l’insostenibile attribuzione a Giotto si deve a F. Flores d’Arcais, La Cappella degli Scrovegni, in Giotto e il Trecento, cit. Non mancano tuttavia figure di struggente umanità, quale ad esempio la celebre fantesca intenta a filare sotto la scala nella scena con l’Annuncio a sant’Anna (cat. E ciò si realizza per la prima volta tra Assisi – nelle Storie di Isacco e nel Compianto sul Cristo morto, nei registri alti della chiesa superiore di San Francesco – e il natio Mugello – nel frammento di una Maestà oggi nella pieve di Borgo San Lorenzo –, in un lasso di tempo che s’immagina strettissimo, pressoché coincidente, intorno al 1290. 27 a-g). 40-45) – la seconda a destra di quella maggiore – nella chiesa di Santa Croce a Firenze, sono ai giorni nostri collocate in prevalenza dalla critica verso la metà del secondo decennio del Trecento. Giotto Di Bondone (forse ipocoristico di Ambrogio (Ambrogiotto), o Angiolo, Parigiotto, Ruggero (Ruggerotto), o ancora da Biagio, senza escludere l’ipotesi che Giotto possa essere un nome proprio), conosciuto semplicemente come Giotto (Colle di Vespignano, 1267 – Firenze, 8 gennaio 1337) è stato un pittore e architetto italiano. La tavola è citata in una nota del Liber Anniversariorum della basilica vaticana, riferibile al 1361, da cui risulta che a Giotto furono pagati per essa 800 fiorini d’oro. La presenza di san Francesco inginocchiato ai piedi della croce insieme ai committenti nella Crocifissione di Monaco indica la provenienza da una chiesa dell’ordine francescano, ma ignoriamo il numero originale dei dipinti che costituivano il complesso, la loro collocazione e persino il momento esatto del percorso di Giotto nel quale furono realizzati. Giotto: la nascita del linguaggio figurativo moderno dell’Occidente. Quindi, sebbene generazioni di studiosi si siano industriate a porre in risalto la varietà di accenti riscontrabile nella stesura dell’opera, quest’ultima sembra rinviare alla sola personalità di Giotto, soprattutto a motivo dell’altissima qualità dell’esecuzione.