Il dipinto, più specificamente un trittico, deve il suo nome al cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi, che lo commissionò, ed è dipinto su entrambi i lati, poiché doveva essere visto non solo dai fedeli, ma anche dai canonici quando officiavano nel presbiterio[1]. Polittico_stefaneschi,_verso.jpg ... English: The Stefaneschi Triptych, front face, created by Giotto di Bondone in 1320 for en:Cardinal Jacopo. Giotto inserì il committente all'interno del pannello centrale di uno dei due lati mentre dona a San Pietro il polittico … È stato notato come il suo volto sia fisiognomicamente differente da quello delle Madonne fiorentine, ma "padanizzato", forse seguendo un modello fornito dal committente[4]. 3. La fitta documentazione in nostro possesso attesta Giotto a Napoli, presso la corte del re Roberto d'Angiò, tra l'8 dicembre del 1328 (ma probabilmente anche prima, in quanto il 23 gennaio 1328 il figlio maggiore Giovanni viene nominato a Firenze Procuratore Generale di Giotto in vista forse dell'imminente partenza di quest'ultimo) e il 26 aprile 1332, ma ha una lacuna nel 1329-1330[3], facendo pensare che l'artista si sia assentato da Napoli in quel lasso di tempo. I dati storici attestano inoltre che fino a tutto il 1330 il re di Napoli fu alleato di Bertrando del Poggetto, regnante a Bologna, per cui non si può escludere che l'artista prediletto e stipendiato del re di Napoli sia stato gentilmente concesso all'alleato per realizzare opere a Bologna. Il Polittico di Badia è un assoluto capolavoro della pittura del XII secolo e il resoconto del restauro ne documenta tutti gli aspetti con un linguaggio che non si rivolge solo agli addetti ai lavori ma a tutti gli amanti e gli studiosi di storia dell’arte italiana. Curatissimo è l'impianto decorativo, tanto che ha fatto pensare alla presenza di un aiuto di formazione senese. Questa ipotesi, accolta da Ferdinando Bologna (1969), Pierluigi Leone de Castris (1986) e Damien Cerutti (2015), si basa unicamente sull'assunzione che l'artista non poteva essere a Bologna nei cinque anni precedenti, in quanto la documentazione lo vogliono a Napoli. La prima ipotesi è che la tavola sia stata dipinta nel 1330 circa, come hanno scritto Giovanni Previtali (1967), Alessandro Conti (1993), Alessandro Tomei (1995) Massimo Medica (2000), Miklos Boskovitz (2000), Angelo Tartuferi (2007) e Julian Gardner (2009). And through the gaze exchanged between the Virgin and Child he transmits a strong, affectionate bond. Around 1290 Giotto married Ricevuta di Lapo del Pela (known as 'Ciuta'), the daughter of Lapo del Pela of Florence. Il Polittico Baroncelli è un dipinto a tempera e oro su tavola (185x323 cm) di Giotto e aiuti di bottega, databile al 1328 circa e conservato nella Cappella Baroncelli della basilica di Santa Croce a Firenze. Nello stesso periodo, sempre su commissione del cardinal Stefaneschi, Giotto eseguì anche un ciclo di affreschi perduto nella tribuna dell'abside di San Pietro. Lorenzo Veneziano – Polittico Lion Gallerie Accademia. Documentata dal 1426, è una tempera su tavola a fondo oro. La Crocifissione Maria La Maddalena San Giovanni. Il Polittico Peruzzi è un dipinto a tempera e oro su tavola (105,7x250,2 cm) di Giotto e aiuti, databile al 1318-1322 circa e conservato a Museo d'arte della Carolina del Nord di Raleigh, proveniente dalla Cappella Peruzzi in … Il polittico di Bologna, in, Transetto destro della basilica inferiore di Assisi, Ritrovamento della coppa nel sacco di Beniamino, Bonifacio VIII indice il giubileo del 1300, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Polittico_di_Bologna&oldid=107428281, Dipinti nella Pinacoteca nazionale di Bologna, Dipinti sulla Madonna in trono col Bambino, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Il Polittico di Bologna è un dipinto a tempera e oro su tavola (146,5X217 cm) di Giotto e aiuti, databile al 1330-1334 circa e conservato nella Pinacoteca nazionale di Bologna. Spicca il bilanciamento ed equilibrio delle masse corporee. Angeli per il Papa. È firmato " OPUS MAGISTRI JOCTI ". Lo stesso Zanotti ne rinviene anche la firma asserendo che il committente fu probabilmente Gerra Pepoli. In tutte queste figure il movimento non è però casuale, ma quasi ricercato. Nel Seicento sarebbe stata visibili anche la data 1320 sulla cornice originaria, una data sicuramente coerente nel percorso stilistico dell'artista[2]. Come ben ricostruisce il saggio curato dall’Archivio Storico, Papa Ratti (Pio XI) approva il progetto di Bartolomeo Nogara, autorevole propositore nella sua duplice veste di direttore dei Musei Vaticani e di … Il polittico venne ideato dal maestro, ma dipinto probabilmente principalmente dagli aiuti della sua bottega[4], ed è caratterizzato da una certa aderenza alla tradizione per quanto riguarda le iconografie, probabilmente legata al carattere ufficiale dell'opera. Nella cuspide del pannello centrale si trova l'Eterno con un globo e una chiave, mentre nella predella si trovano teste di santi entro clipei: Giovanni battista, Maria dolente, Cristo come uomo di dolore, Giovanni apostolo dolente e Maria Maddalena[5]. Il Polittico di Badia è un dipinto a tempera su tavola (142x337 cm) di Giotto, databile al 1300 circa e conservato agli Uffizi di Firenze. Nell'opera le forme sono solide e solenni, dimostrando l'incontro con la scuola di pittura locale e con la statuaria classica, e non mancano alcune citazioni dell'antico, come la Piramide Vaticana nell'episodio della Crocifissione di Pietro (ripresa peraltro dalla tradizione iconografica, usata già ad esempio da Cimabue negli affreschi della basilica superiore di Assisi). Polittico della Misericordia (1445 - 1460), tempera su tavola, di Piero dell… Il pannello centrale mostra la Maestà, ovvero la Madonna col Bambino seduta su un elegante trono lapideo in prospettiva intuitiva, rifacendosi al modello della Maestà di Ognissanti. Polittico di Giotto Dipingere ed affrescare sono qualcosa di estremamente complesso e non è da tutti fare di necessità virtù. Da quell'anno il polittico è esposto nella Pinacoteca Nazionale di Bologna. Santo Stefano 1330 | Tempera su tavola | 84 x 54 cm. Il polittico viene descritto per la prima volta nel 1732 da Giampietro Zanotti che lo rinviene nella sagrestia dell'allora periferica ed oggi perduta chiesetta di Santa Maria degli Angeli a Bologna[1]. A Giotto infatti dobbiamo la rappresentazione dei sentimenti, di figure plastiche e monumentali inserite in uno spazio che comincia a essere concepito attraverso un inizio di prospettiva. Infine san Paolo, con la tipica veste rossa, la barba castana e lunga, e gli attributi della spada e delle lettere. Giotto varies the expression of the half figures of Saints with a solid sense of volume. La seconda ipotesi è che la tavola sia stata dipinta tra la partenza da Napoli, dopo l'aprile del 1332, e il ritorno definitivo a Firenze, il 12 aprile 1334. La scelta delle scene verte essenzialmente su san Pietro, titolare della basilica, e san Paolo, l'altro apostolo le cui reliquie si trovano a Roma, simboli della Chiesa cattolica romana stessa; ad essi venivano ad aggiungersi il Cristo, ovviamente, e gli altri apostoli maggiori. antica basilica di San Pietro in Vaticano, Transetto destro della basilica inferiore di Assisi, Ritrovamento della coppa nel sacco di Beniamino, Bonifacio VIII indice il giubileo del 1300, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Polittico_Stefaneschi&oldid=109552884, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, I tre scomparti della predella raffigurano la, Nella predella, l'unico pannello superstite riproduce. Nelle cuspidi sono presenti tondi con angeli e santi o profeti. Si è anticipato che il polittico Baroncelli è un’opera che ha avuto attorno a sé un dibattito piuttosto serrato. Il Polittico Stefaneschi è una tempera su tavola (78x89 cm pannello centrale, 168x83 pannelli laterali e 45x83 gli scomparti della predella) di Giotto e aiuti di bottega, realizzata nel 1320 circa; era destinato alla prestigiosissima collocazione dell'altare maggiore dell' antica basilica di San Pietro in Vaticano ed oggi è conservato nella Pinacoteca Vaticana (inv. Il polittico di Bologna ("Giotto, l'Italia", Milan 2015) Questa sintesi si concretizzò in quello che possiamo ritenere lo stile maturo di Giotto, un linguaggio essenziale, attinente alla realtà senza sacrificare la nobiltà figurativa dei soggetti rappresentati. È stato convincentemente dimostrato nel 2015 come il richiedente sia stato in realtà il legato pontificio Bertrando del Poggetto, che avrebbe commissionato a Giotto, nel 1330-1334, la pala per la cappella privata del Papa Giovanni XXII entro il Palazzo-Castello di Porta Galliera a Bologna[1]. Quando il Castello fu demolito dai bolognesi in rivolta contro il legato pontificio nel 1334, l'annunciazione scolpita da Giovanni di Balduccio per la cappella magna e la tavola di Giotto per la cappella privata furono trasferite fuori-mura nella chiesetta di Santa Maria degli Angeli, probabilmente per la loro iconografia che ben si addiceva al titolo della chiesetta[1]. Il Polittico di Bologna è un dipinto a tempera e oro su tavola (146,5X217 cm) di Giotto e aiuti, databile al 1330-1334 circa e conservato nella Pinacoteca nazionale di Bologna. Antonio Paolucci Polittico Stefaneschi di Giotto. Sotto ciascun santo si trova inoltre una scritta esplicativa col nome. Polittico dell'Agnello mistico (1426 - 1432), olio su tavola, di Jan e Hubert van Eyck, conservato nella Cattedrale di San Bavone a Gand(Belgio) 4. Giotto ci è riuscito. 2. Find more prominent pieces of religious painting at Wikiart.org – best visual art database. Il Polittico di Pisa è un'opera di Masaccio, già dipinta per la chiesa del Carmine di Pisa ed oggi smembrata in più musei e parzialmente dispersa. The marriage produced four daughters and four sons, one of whom, Francesco, became a painter. Mostra di più » Polittico Peruzzi. Nel 1931 i quadri superstiti del polittico di Giotto sono ormai noti, pubblicati e am-mirati21. 40120). Masaccio, Madonna in trono con il Bambino e quattro angeli. Essa farà da modello per tutti i pittori bolognesi del Trecento[4]. Notevole appare la varietà cromatica, a scopo decorativo, ma le figure presentano una minor evidenza plastica rispetto ad altre opere di Giotto; l'importanza del luogo a cui era destinato imponeva l'uso del fondo oro dal quale le figure monumentali si stagliano con grande evidenza. Il modellato è tenero e il colore steso con abilità, indice della probabile autografia dello scomparto. Riguardo alla data precisa, gli studiosi hanno formulato tre ipotesi. Risulta evidente come essi siano accoppiati simmetricamente: i due apostoli maggiori patroni della Chiesa romana e due arcangeli. Questo nuovo linguaggio di “sciolta raffinatezza” non è però una prerogativa esclusiva di Giotto. Non è assolutamente sicuro quale fosse il recto e quale il verso, ma le ipotesi più accreditate indicano il lato col Cristo in trono come recto, cioè il lato destinato alla visione dei canonici dall'altare, mentre il verso, con il san Pietro, titolare della chiesa, visto dai fedeli nella navata. Crocifisso 1290 | Tempera su tavola Cappella Peruzzi e Cappella Bardi Affresco Crocifissione 1315 | Tempera su tavola | 450 x 360 cm. Il committente è stata raffigurato inginocchiato, in basso a destra nello scomparto centrale dell’Annunciazione, ai piedi della Vergine. ‘Baroncelli Polyptych’ was created in c.1334 by Giotto in Proto Renaissance style. La terza ipotesi è che la tavola sia stata dipinta oltre il 12 aprile 1334, come sostiene Erling Skaug (2013). Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 21 dic 2019 alle 09:45. Nonostante la documentazione, non è affatto scontato che l'opera sia interamente autografa poiché all'epoca il maestro, al culmine della fama, riceveva numerosissime commissioni alle quali attendeva talvolta accelerando i tempi grazie all'uso di aiuti[2]. Il Polittico della pieve di Arezzo è un'opera a tempera e oro su tavola di Pietro Lorenzetti, firmata, datata 1320 e conservata nella chiesa di Santa Maria della Pieve di Arezzo. Maestà di Ognissanti Tempera e oro | 325 x 204 cm. Il polittico, realizzato da Giotto e dalla sua bottega probabilmente a Firenze, è una delle tre opere firmate dall'artista: la firma in lettere dorate appare visibile sul gradino del trono. La tavola è firmata da Giotto, ma non datata, né esistono documenti scritti che permettano di tracciarne la data. Angelo, dalle cuspidi del Polittico di … Polittico di Valle Romita (1400 ca. Il Polittico Stefaneschi, attualmente conservato presso la Pinacoteca Vaticana, è uno dei massimi capolavori di Giotto, realizzato attorno al 1320: commissionato dal potente cardinale Iacopo Stefaneschi (da cui il nome), il dipinto, che è un trittico (ovvero è un'opera composta da tre tavole unite tra di loro) era probabilmente destinato all'altare maggiore della Basilica di San Pietro. È firmato "OP[US] MAGISTRI IOCTI D[E] FLOR[ENTI]A" sul gradino del trono di Maria. Polittico di Pisa (1426-1427) Nel Polittico di Pisa è posto in evidenza il tema della definizione volumetrica dei personaggi e del loro ... Giotto, Madonna di Ognissanti. Ai lati quattro scomparti presentano un santo ciascuno a tutta figura, su un pavimento scuro uniforme, comune a tutti i pannelli, e un fondo oro semplice. Polittico Stefaneschi 1320 | Tempera su tavola Madonna con Bambino 1320 | Tempera su tavola | 62 x 85 cm. Il necrologio del cardinale, datato 10 luglio 1343, ci informa della commissione affidata a Giotto dal prelato romano. Le pose dei due Santi Pietro e Paolo accennano ad un movimento che forse non è tale, ma che allo stesso tempo non rende le due figure statiche. Angeli per il Papa. Il Polittico di Badia di Giotto, raffigurante la Madonna col Bambino e i santi Nicola di Bari, Giovanni Evangelista, Pietro e Benedetto, dopo il restauro condotto da Stefano Scarpelli sotto la direzione di Angelo Tartuferi torna agli Uffizi, museo dove si trova dal 1958, quando Ugo Procacci lo identificò con l’opera di Giotto ricordata da Lorenzo Ghiberti nella Badia fiorentina e lo fece restaurare. La ieraticità sacramentale di alcune figure, da alcuni vista come indizio della presenza di collaboratori, venne probabilmente adottata consapevolmente dall'artista, per rispondere alla particolare destinazione dell'opera, dimostrando così la sua versatilità[6]. Il Polittico Stefaneschi è una tempera su tavola (78x89 cm pannello centrale, 168x83 pannelli laterali e 45x83 gli scomparti della predella) di Giotto e aiuti di bottega, realizzata nel 1320 circa; era destinato alla prestigiosissima collocazione dell'altare maggiore dell'antica basilica di San Pietro in Vaticano ed oggi è conservato nella Pinacoteca Vaticana (inv. Il polittico proviene dalla basilica di San Pietro a Roma e fu commissionato dal cardinale Jacopo Stefaneschi per essere collocato nell’altare maggiore. È quindi improbabile che l'artista abbia potuto trattenersi a Bologna oltre il 1330. In opere coeve, anche l'allievo Taddeo Gaddi e il senese Lippo Memmi, stavano adattando la loro eleganza cortese a posture o movimenti più sciolti. A destra si vedono san Michele Arcangelo, frontale, reggente il globo e la spada con la quale trafigge il drago dell'Apocalisse ai suoi piedi. ), tempera su tavola, di Giotto, conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze. L'opera è citata da Ghiberti e da Vasari ed ha una vasta letteratura critica alle spalle. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 30 ago 2019 alle 18:49. 40120). Le finestre di tempo di tutte queste opere si sovrappongono, rendendo a noi difficile eleggere un precursore di questo nuovo linguaggio. Giotto di Bondone (–1337) Alternative names: Giotto: Description: Italian painter and architect: Date of birth/death: 1267 / 1276 8 January 1337 Location of birth/death: Colle di Vespignano, part of Vicchio, Tuscany: Florence: Work location: Florence, Padua, Rome, Naples, Assisi: Authority control: Firenze, Santa Croce, Cappella Bardi, Giotto, Esequie di San Francesco con l'incredulo Girolamo che cerca le stigmate, 1325-1330 Le storie della Vita di San Francesco nel polittico di Ottana: fonti letterarie e … Più probabilmente è da mettere in relazione innanzitutto con la destinazione del polittico, specchio e celebrazione della potenza e sontuosità della corte pontificia[5]. La presenza di Celestino V nella scena di San Pietro in trono offre comunque un prezioso termine post quem: il papa era stato infatti canonizzato solo nel 1313[3].