Ma fin dove si spinge il rispetto delle direttive verticistiche? Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. Naturalmente, deve essere palese il fatto che la direttiva del superiore punti a risultati non consentiti, mentre l’obiezione del dipendente non deve essere dettata da motivi personali, da risentimenti o da un comportamento rivolto ad ottenere altri benefici. Penale della Corte di Cassazione ha chiaramente affermato che il rifiuto di eseguire un ordine illecito dato da un superiore è un dovere del lavoratore. Corte di Cassazione – Sezione Terza Penale, Sentenza 24 gennaio 2107, n. 3394. La stessa disposizione è spesso contenuta in numerosi contratti collettivi. Sotto il profilo penalistico, tra le cause di giustificazione che impediscono la punibilità di un reato eseguito sotto determinate condizioni, è ricompresa la previsione secondo la quale “l’esercizio di un diritto o l’adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della Pubblica Autorità esclude la punibilità. c), CCNL, per non avere l’odierna ricorrente “neppure ipotizzato che un danno di qualunque tipo sia conseguito alle condotte addebitate” (cfr. g), CCNL 2011, nonché degli artt. Con particolare riferimento all’ambito dell’impiego pubblico, esiste un istituto, il c.d. Lo scorso gennaio la Suprema Corte si è espressa su un caso di interesse per la tematica in argomento. Un elemento interessante sottolineato nella sentenza in argomento riguarda il fatto che, in ossequio alle regole del Codice civile, sarà onere del datore di lavoro dimostrare che il dipendente fosse in grado di rappresentarsi il carattere illegittimo dell’ordine in quanto contrario a direttive generali già impartite o, comunque, agli interessi aziendali. Il lavoratore conserva un margine di discrezionalità per stabilire ciò che si può fare e ciò che invece non va fatto? Dallo scontro tra la fedeltà alla normativa e quella al proprio datore di lavoro, nasce una diatriba che ha interessato la recente giurisprudenza e la cui soluzione risulta di interessante epilogo per l’odierno approfondimento. In un punto vendita, un dipendente modifica la data di scadenza riportata su alcune confezioni di hot dog. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. 656, comma 5, c.p.p. pendente non possa davvero dirsi liberato da ogni responsabilità laddove ponga in essere una condotta illecita su ordine di un superiore. In entrambi i casi appena citati la Corte ha riconosciuto la legittimità del licenziamento impugnato, rafforzando il principio in base al quale il dipendente abbia il dovere di sindacare nel merito dell’ordine ricevuto che appaia manifestamente illegittimo, oltre, ovviamente, a quello di disattenderlo. E' responsabile anche il lavoratore che lo esegue. Innanzitutto, egli deve rispettare, in generale, i doveri di buona fede e correttezza. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. Se un fatto costituente reato è commesso per ordine dell’Autorità, del reato risponde sempre il pubblico ufficiale che ha dato l’ordine.Risponde del reato altresì chi ha eseguito l’ordine, salvo che, per errore di fatto, abbia ritenuto di obbedire ad un ordine legittimo. Sebbene la regola generale sia quella appena descritta, è opportuno sottolineare che alcune caratteristiche e modalità di fruizione di detto diritto – talvolta definito quale vero e proprio dovere in capo al dipendente – variano a seconda delle singole discipline approntate nei diversi Ccnl di riferimento. Email (obbligatoria se vuoi ricevere le notifiche), Notificami quando viene aggiunto un nuovo commento. 11851 del 1995, 6499 e 21622 del 2011, 5821 del 2013, 26678 del 2017); che, nella specie, la Corte di merito ha ritenuto che, una volta accertato che il fatto contestato alla lavoratrice non poteva essere ricondotto sotto la fattispecie di cui all’art. DIRITTO&PRATICA DEL LAVORO 44/2020 – CONTRATTI COLLETTIVI COMUNITARI: DISCIPLINA ED EFFICACIA – Avv. DIRITTO & PRATICA DEL LAVORO N. 46/2019 – ORDINI ILLECITI DA PARTE DEL SUPERIORE: ESECUZIONE E LICENZIAMENTO – Monica Lambrou, CONTRIBUTO PUBBLICATO SU DIRITTO & PRATICA DEL LAVORO DI IPSOA. Il caso. 54 c.p., causato dal timore di ricevere ritorsioni a seguito del rifiuto di mettere in pratica ordini illeciti dal superiore o, ancora, alla scriminante ex art. 7 St. These cookies will be stored in your browser only with your consent. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience. Il caso portato all'attenzione degli Ermellini riguarda un dipendente dell'Agenzia delle Entrate che era stato licenziato senza preavviso per aver egl. nn. sent. Nella sentenza impugnata, la Corte territoriale, pur ammettendo la censurabilità della […] Secondo una recente ordinanza della Cassazione [3], è vero che il Codice penale [4] stabilisce che nessuno può essere punito per aver adempiuto a un ordine di un’autorità (a risponderne sarà eventualmente chi ha dato l’ordine), ma è anche vero che, nell’ambito del rapporto di lavoro privato, non esistono “autorità” in senso pubblicistico. This website uses cookies to improve your experience. Corte di Cassazione – Sezione Terza Penale, Sentenza 24 gennaio 2107, n. 3394. | Codice Univoco: M5UXCR1 | IBAN: IT 07 G 02008 16202 000102945845 - Swift UNCRITM1590, Supporto legale 100% online per avviare e gestire la tua attività, Questo sito contribuisce alla audience di, Richiedi una consulenza ai nostri professionisti. Con la sentenza n. 84/2017 la Corte di Appello di Bologna ha respinto il ricorso incidentale del lavoratore, accogliendo invece il ricorso principale della cooperativa FP, accertando la legittimità del licenziamento del … Sulla scorta di quanto esposto, dunque, appare lecito chiarire che il lavoratore non debba mai porre in essere un ordine che egli abbia motivo di ritenere illecito, in considerazione dell’attività normalmente svolta sul luogo di lavoro e sulla natura della prestazione stessa. 06-02-2017 Con sentenza n. 3394/2017 la III Sez. REGOLAMENTO (UE, Euratom) 2018/1046 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO. In tali casi l'art. Alla luce di ciò, tanto la legge quanto i contratti collettivi hanno più volte sancito il diritto del dipendente di disobbedire un ordine illegittimo. 54, comma 5, lett. Caso particolare è costituito dall'ordine la cui esecuzione sia rivolta contro le istituzioni o che costituisca manifestamente reato. In generale, detta previsione si traduce nel diritto di qualunque soggetto cui venga impartito un ordine manifestamente illecito, di non darvi esecuzione, senza subirne conseguenze in merito alla responsabilità da inadempimento eventualmente rilevabile da chi l’ordine l’abbia impartito. Resta pertanto valida la condanna riservata al dipendente. Lavoro - Cassazione Penale: se l’ordine del superiore è illecito la paura della ritorsione non aiuta, si deve disobbedire 21 Marzo 2017 ELSA Con la sentenza in esame la Cassazione conferma la responsabilità del dipendente che non disobbedisce né denuncia l’ordine illecito del superiore, ma anzi lo … Vi sono una serie di considerazioni da fare su quanto appena esposto. ... Ordine del superiore – Natura illecita. ; che avverso tale pronuncia Poste Italiane s.p.a. ha proposto ricorso per cassazione, deducendo due motivi di censura; che è stata depositata proposta ai sensi dell’art. Ti trovi a un bivio: rispettare la legge o ciò che ti chiede il superiore? Obbedire a un ordine del superiore gerarchico giustifica l’illecito del lavoratore? Difatti, l’esecuzione di un ordine impartito dal superiore gerarchico non vale a scriminare la condotta del dipendente ove questi era in grado di rendersi conto della illegittimità dell’ordine, in quanto palese. In caso contrario, la condotta penalmente rilevante, derivante dall’esecuzione dell’ordine illegittimo costituisce comportamento sanzionabile disciplinarmente, fino a dar luogo a giusta causa di licenziamento (nella specie, il lavoratore non aveva disatteso l’ordine illegittimo del superiore che, preso atto dell’imminenza dello spirare della prescrizione per la riscossione di imposte, aveva ordinato agli … – a cura di Filippo Capurro – Due recenti pronunce cercano di rispondere a questo quesito. Pertanto, sebbene, come detto, in contrasto con la tendenza generale della Corte, detta pronuncia non sembra, tuttavia, discostarsene. Come è noto, infatti, il concetto di giusta causa comprende al suo interno una lunga serie di situazioni dalle più diverse sfaccettature. Penale della Corte di Cassazione ha chiaramente affermato che il rifiuto di eseguire un ordine illecito dato da un superiore è un dovere del lavoratore. Con la sentenza in esame la Cassazione conferma la responsabilità del dipendente che non disobbedisce né denuncia l’ordine illecito del superiore, ma anzi lo pone in essere. n. 23878/2008). (che, cioè, “non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto”). Vediamo qual è l’orientamento dei giudici. È bene chiarire che per “ordine illecito” debba intendersi ciascuna direttiva, richiesta nell’ambito del rapporto lavorativo, intesa a richiedere l’esecuzione di una condotta antigiuridica, instillando nel dipendente la erronea convinzione di eseguire una richiesta lavorativa legittimata dal rapporto gerarchico intercorrente tra i soggetti coinvolti. All’ultimo anno citato risale, tuttavia, anche una ulteriore sentenza che però si pone in senso contrario a quanto appena esposto (nello specifico, cfr. Nella sentenza impugnata, la Corte territoriale, pur ammettendo la censurabilità della […] SCRIMINANTI ED ESECUZIONE DI ORDINI L’Ordinamento ha previsto situazioni in presenza delle La Corte accoglie il primo motivo di ricorso, assorbito il secondo. Pertanto, nei rapporti in cui sia vigente un vincolo di subordinazione, un ordine dovrà ritenersi illegittimo ogni qualvolta esso comporti la commissione di un reato o di un comportamento contrario a quelli normalmente richiesti all’interno di un sano rapporto lavorativo. Le differenze appena esposte trovano la propria ratio nella differente natura (privata e pubblica) dei datori di lavoro, tale circostanza è la ragione e giustifica le differenti motivazioni analizzate, infatti, nell’ambito di un rapporto di lavoro in cui il datore di lavoro sia un’azienda privata nessuna delle due parti ha una funzione di Autorità, con tutte le inerenti conseguenze. “potere di rimostranza” – nella accezione, dunque, della sua “non-doverosità” – del pubblico impiegato è disciplinato dall’art. Penale della Corte di Cassazione ha chiaramente affermato che il rifiuto di eseguire un ordine illecito dato da un superiore è un dovere del lavoratore.Il caso ha riguardato un lavoratore che si è visto condannare per il reato di Frode nell’esercizio del commercio” ex art. 51 c.p. Stampa 1/2016. Anche nel comparto privato non esiste un obbligo incondizionato del dipendente di eseguire le disposizioni, incluse quelle derivanti da atti di organizzazione, impartite dai superiori o dagli organi sovraordinati, visto che il dovere di obbedienza incontra un limite nell’obiezione circa l’illegittimità dell’ordine ricevuto. Considerata tale peculiarità, la Corte non ha potuto estrapolare la singola esecuzione illecita, in quanto, la stessa si inseriva nella “normale” attività lavorativa che il dipendente prestava. Più di recente, la Cassazione è intervenuta con due pronunce a spiegare se, in presenza di un ordine illecito del superiore, si deve obbedire o, al contrario, ci si può astenere dal rispettarlo senza per questo violare i doveri di fedeltà e obbedienza. Risponde del reato altresì chi ha eseguito l’ordine, salvo che, per errore di fatto, abbia ritenuto di obbedire ad un ordine legittimo. 54, comma 4, lett. 54, comma 5, lett. Ovviamente, è opportuno tener conto, nel fornire un giudizio sul caso in argomento, della condizione soggettiva in cui si trovi il dipendente qualora il proprio superiore gli richiedesse di mettere in atto una condotta contra legem: se da un lato il lavoratore, in quanto cittadino, si sentirebbe in dovere di rispettare la legge, dall’altro il timore reverenziale scaturente dalla posizione di soggezione in cui si trova rispetto al proprio superiore lo porterebbe ad eseguire gli ordini di questi senza metterne in dubbio la provenienza, forse anche nella – come si vedrà in seguito – erronea convinzione che il rapporto di subordinazione possa proteggerlo da eventuali conseguenze della condotta illecita. In particolare, una dipendente di Poste Italiane eseguiva una direttiva illegittima impostagli da un dirigente gerarchicamente superiore, ritenendo che, per questo, la sua responsabilità sarebbe venuta meno. Penale della Corte di Cassazione ha chiaramente affermato che il rifiuto di eseguire un ordine illecito dato da un superiore è un dovere del lavoratore.Il caso ha riguardato un lavoratore che si è visto condannare per il reato di Frode nell’esercizio del commercio” ex art. Penale della Corte di Cassazione ha chiaramente affermato che il rifiuto di eseguire un ordine illecito dato da un superiore è un dovere del lavoratore.Il caso ha riguardato un lavoratore che si è visto condannare per il reato di Frode nell’esercizio del commercio” ex art. 13, comma 1-quater, dà atto della non sussistenza dei presupposti per il versamento da parte della ricorrente dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso a norma dello stesso art. In primo ed in secondo grado, le Corti territorialmente competenti avevano dato ragione alla Società datrice di lavoro, respingendo l’impugnazione del licenziamento comminato alla dipendente per aver eseguito ordini illeciti ricevuti dal proprio superiore. g), che per le mancanze di particolare gravità prevede il licenziamento; che, con riguardo al primo motivo, è costante l’orientamento di questa Corte nel ritenere che, in materia di licenziamento disciplinare, non rileva né la circostanza che nell’atto risolutivo del rapporto, fermo restando nella sua specificità il fatto contestato, questo venga ricondotto ad una diversa ipotesi disciplinare, non verificandosi in specie una modifica della contestazione ma solo un diverso apprezzamento dello stesso fatto, né che analogamente proceda il giudice di merito, cui è demandato l’apprezzamento del fatto al fine della valutazione della gravità o meno dell’inadempimento (Cass. Peraltro, in merito a detto istituto si è altresì espresso il Consiglio di Stato (cfr. n. 115 del 2002, art. c) e lett. Alla luce di quanto supra, e al fine di rispondere al quesito posto nel titolo del presente articolo, occorre stabilire che, stando a quanto desumibile dalle recenti decisioni della Suprema Corte, il di Il caso portato all'attenzione degli Ermellini riguarda un dipendente dell'Agenzia delle Entrate che era stato licenziato senza preavviso per aver egl. g) (che prevede il licenziamento anche ‘per qualsiasi fatto che dimostri piena incapacità di adempiere adeguatamente agli obblighi di servizio’), dal momento che ‘nella vicenda oggetto di contestazione non si addebitava alla lavoratrice di non aver adempiuto ad ordini di servizio, ma l’esatto contrario: aver assecondato gli ordini e le sollecitazioni illegittime che le provenivano dalla direttrice […]”. Ciò viene fatto essenzialmente utilizzando la nozione di grafo associato ad un processo di Markoff. Nel caso specifico il lavoratore era stato licenziato per avere contabilizzato di alcuni lavori non eseguiti e aveva addotto a giustificazione del proprio illecito di avere ricevuto un ordine in tal senso dal proprio superiore gerarchico nell’ambito di una riunione a cui avevano partecipato altri colleghi. VI Civile – L, ordinanza 10 ottobre 2018 – 22 gennaio 2019, n. 1582. che, con sentenza depositata il 10.6.2017, la Corte d’appello di Catanzaro ha confermato la statuizione di primo grado che aveva dichiarato l’illegittimità del licenziamento disciplinare intimato da Poste Italiane s.p.a. a P.S. Corte di Cassazione, sez. Legittimo il licenziamento del dipendente della Agenzia delle Entrate che, osservando un ordine del superiore, agisce in violazione delle norme. Nel caso di specie, ad un dipendente era stato impartito l’ordine, dal proprio datore di lavoro, di modificare la data di scadenza di alcuni prodotti alimentari presenti all’interno del punto vendita presso cui egli prestava attività lavorativa. Nel caso di specie, un dipendente statale cui era stata demandata l’esecuzione di un ordine illecito, ritenendo di essere al riparo da ogni responsabilità, proprio in forza della sua posizione di sottoposto rispetto al Dirigente che aveva emanato detto ordine, si accingeva ad eseguirlo. Sulla base di questa sottile, ma consistente differenza, la Suprema Corte ha cassato con rinvio la sentenza in appello, comparando così l’esecuzione di ordini illeciti all’inadempimento degli obblighi assunti in sede di accettazione dell’incarico lavorativo e riconoscendo come legittimo il licenziamento intimato al dipendente che aveva posto in essere le denunciate condotte. 51 c.p. Secondo la Corte di Catanzaro, invero, la dipendente non si era affatto resa inadempiente, avendo, semmai, portato a termine i compiti assegnati in maniera aderente alle direttive in tal senso imposte, senza considerarne l’elemento dell’illiceità. L’articolo del Codice penale preso in esame dalla sentenza della Corte è il 515, rubricato: “frode nell’esercizio del commercio”. In base a queste pronunce, infatti, il licenziamento era stato ritenuto illegittimo in forza delle previsioni del Contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento, il quale disciplina la sanzione del licenziamento disciplinare per “qualsiasi fatto che dimostri piena incapacità ad adempiere adeguatamente agli obblighi di servizio ”. Con la sentenza in esame la Cassazione conferma la responsabilità del dipendente che non disobbedisce né denuncia l’ordine illecito del superiore, ma anzi lo pone in essere. Download PDF: Sorry, we are unable to provide the full text but you may find it at the following location(s): http://hdl.handle.net/11382/30... (external link) lavoro n. 30122 del 21 novembre 2018. 51 c.p., di cui si è meglio discusso supra. 13, comma 1-bis. 1362 c.c. Se è vero che è diritto del dipendente disattendere un ordine illegittimo, è anche vero che, nel caso di disobbedienza, non rischia il licenziamento. Il datore di lavoro ha un potere che gli deriva solo da un contratto. Pertanto, grazie a detta sentenza, appare più indicato riferirsi alla rimostranza come una semplice facoltà riconosciuta in capo al dipendente, piuttosto che un rigido dovere. Monica Lambrou, MAG 11/2020 – LA DISCIPLINA DEI CONGEDI PARENTALI E L’EMERGENZA SANITARIA – Avv. n. 23600 del 2018); che, conseguentemente, assorbito il secondo motivo, la sentenza impugnata va cassata e la causa rinviata per nuovo esame alla Corte d’appello di Reggio Calabria, che provvederà anche sulle spese del giudizio di cassazione; che, in considerazione dell’accoglimento del ricorso, non sussistono i presupposti per il versamento, da parte della ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso. These cookies do not store any personal information. Nell’elaborare la motivazione di una sentenza in totale opposizione a quanto sinora descritto, invece, la Suprema Corte neppure si è soffermata sul contenuto degli ordini, senza chiarirne la loro natura. lav., dell’art. Google has many special features to help you find exactly what you're looking for. 2. n. 1582/19 del 22.01.2019. Più di recente, la Cassazione è intervenuta con due pronunce a spiegare se, in presenza di un ordine illecito del superiore, si deve obbedire o, al contrario, ci si può astenere dal rispettarlo senza per questo violare i doveri di fedeltà e obbedienza. La Suprema Corte invece, ritiene che l’esecuzione di un ordine illegittimo impartito dal superiore gerarchico non basta di per sé ad impedire la configurabilità di una giusta causa di recesso, non trovando applicazione nel rapporto di lavoro privato l’art. 17, D.P.R. Angelo Greco e iscritta presso il Tribunale di Cosenza, N.G.R 243/2016 - N.R. La Legge per Tutti Srl - Sede Legale Via Francesco de Francesco, 1 - 87100 COSENZA | CF/P.IVA 03285950782 | Numero Rea CS-224487 | Capitale Sociale € 70.000 i.v. Recenti indirizzi della Suprema Corte di Cassazione. ss., per avere la Corte di merito ritenuto che, una volta esclusa la ricorrenza della fattispecie disciplinare di cui all’art. Quindi, non può ordinare a un dipendente di frodare un cliente o di non emettere gli scontrini. lavoro n. 30122 del 21 novembre 2018. del 18 luglio 2018. che stabilisce le regole finanziarie applicabili al bilancio generale dell’Unione, che modifica i regolamenti (UE) n. 1296/2013, (UE) n. 1301/2013, (UE) n. 1303/2013, (UE) n. 1304/2013, (UE) n. 1309/2013, (UE) n. 1316/2013, (UE) n. 223/2014, (UE) n. 283/2014 e la decisione n. 541/2014/UE e … A tutela della posizione del lavoratore era stato proposto dai legali di questi, all’esame dei giudici della Suprema Corte, la possibilità di far venir meno la responsabilità del dipendente imputando la condotta da questi tenuta allo stato di necessità ex art. Sopra il limite superiore del modulo di una funzione intera di ordine finito Giuseppe Bagnera 1 Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo (1884-1940) … Si studia quando un processo di Markoff del primo ordine si può considerare derivato da un processo di markoff di ordine superiore a uno. Se, infatti, la Suprema Corte ritiene illegittimo il licenziamento che penalizzerebbe una singola condotta illecita a fronte di una intera attività non lecita, in una situazione opposta in cui una singola condotta contra legem si inserisce in un contesto di liceità – la valutazione sull’efficacia del licenziamento è stata giudicata in modo diametralmente opposto. Sebbene si tratti di due ambiti molto diversi, regolati da principi certamente differenti, è innegabile la connessione tra quanto appena esposto dal punto di vista penale e la chiara illiceità dell’ordine richiesto, in ambito civile e giuslavoristico, ai fini della possibilità – ad esempio – del dipendente pubblico di ricorrere al “diritto di rimostranza” (di cui supra); o, ancora, in merito alla valutazione dell’esistenza del requisito della conoscibilità della illiceità della condotta posta in essere dal dipendente, elemento tenuto in considerazione dai Giudici di legittimità nelle sentenze citate nei paragrafi precedenti.