La Bibbia si riferisce all’albero della vita nel libro della genesi, all’inizio di tutto, al tempo di Adamo ed Eva. In questo periodo di pandemia, in cui ci siamo trovati e ancora in parte ci troviamo in una situazione di forzata inattività, ho pensato a lungo alla posizione dell’uomo nell’universo. Dio, però, è anche presente e attivo nella creazione e nella storia umana, mostrandosi immanente, e questo è illustrato dal fatto che la luce ci avvolge, ci specifica, ci riscalda, ci pervade. lotte interiori. Ecco perché i veri cattolici (non i Giuda) considerano la Bibbia come la Parola di Dio e non di uomini mondani. Scrutate le Scritture, che riprende il testo della traduzione ufficiale della Cei, è pensata in particolare per la “lettura orante” e fa suo il più antico criterio di lettura della Sacra Scrittura: quello di leggere la Bibbia con la Bibbia stessa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli»). In particolare, sono ricordati nell’evento della moltiplicazione dei pani (che erano 5) e dei pesci (che erano 2), distribuiti alle 5000 persone presenti, disposte in gruppi di 50 (o 100 = 50×2). In sintesi potremmo condividere l’affermazione di Ariel nel Faust di Goethe: Welch Getöse bringt das Licht!, «Quale tumulto porta la luce!» (II, atto I, v. 4671). La straordinarietà della figura di Mosè è segnata anche dal fatto che la luce divina si riflette in qualche modo sul suo volto (cfr. Wayyehȋ ʼôr, «Dio disse: “Sia la luce!” e la luce fu!» (Genesi 1,3). 3. 36 - regalarla. Notiamo dapprima, però, un uso più concreto del termine: l’apparizione di una «luce dal cielo» (At 9,3; 22,6; 26,13) è legata all’epifania di Gesù Cristo a Paolo, così come l’apparizione di un angelo illumina la cella in cui Pietro è imprigionato (At 12,7); analogamente l’evento della trasfigurazione di Gesù è descritto facendo riferimento alla luce (cfr. O non invece per essere messa sul candelabro? Si devono intendere così le affermazioni che costellano gli scritti neotestamentari attribuiti all’evangelista Giovanni. Da un lato approfondiremo la qualità “teo-logica” della luce per cui essa è un’analogia per parlare di Dio; dall’altro lato, esamineremo la dialettica luce-tenebre nel suo valore morale e spirituale. L’albero è anzitutto il simbolo della fede. 37. Si noti come, essendo nell’Antico Testamento l’idea della giustizia divina strettamente connessa con quella della salvezza, anche a essa si applichi al metafora della luce; addirittura l’apparire della luce può essere poeticamente legato alla scomparsa di iniquità e ingiustizie (cfr. E, per giungere in epoche storiche più vicine a noi, anche l’Islam sceglierà la luce come simbolo teologico, tant’è vero che un’intera “sura” del Corano, la XXIV, sarà intitolata An-nûr, “la Luce”. 3-5, come precedente la creazione degli astri, narrata nei vv. Gallagher: "Per la ripartenza serve una nuova alleanza tra umanesimo e scienza", La Pontificia Accademia delle Scienze promuove un Workshop dedicato alle cellule staminali e alla medicina rigenerativa, Festival dello Spazio 2021, al via il concorso "Le motivazioni dell’esplorazione umana dello spazio", Consulta bandi, concorsi e posizioni aperte in istituzioni educative in tutto il mondo sul sito The Chronicle of Higher Education. C.E.I./Gerusalemme Poiché il 40 appare soprattutto in contesti che riguardano il giudizio o le prove, molti studiosi lo considerano il numero della "prova" o del "test." Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte» (Genesi 1,4-5). versCEI=1; var i, versNR=0, versCEI=0,versND=0,versBG=0,versLuz=0,versDio=0,versComm=0,versRif=0, versnome; Significato del numero 7 Avevo letto tempo fa, ora non ricordo ne dove ne quando, che il numero 7 nella Bibbia rappresentasse l'infinito, numero che per altro si trova scritto tantissime volte. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo»), inoltre richiama innegabilmente il fatto che Dio è fonte, per il credente, di ogni bene, di vita e di salvezza, secondo l’abituale significato della metafora nel Nuovo Testamento. È interessante notare che nel testo citato si fa menzione della fine della notte e, quindi, del ritmo circadiano. Cristo stesso si auto presenta così: egô eímì to phôs tou kósmou, “io sono la luce del mondo” (Giovanni 8,12). difficoltà iniziali. E regneranno nei secoli dei secoli»). Alla luce della Parola (come leggere la Bibbia) Comprensione spirituale e memorizzazione intellettuale Leggendo la Bibbia miriamo dunque alla comprensione e non alla ricerca, all'indagine o allo studio, perché la Bibbia deve essere capita, non investigata. Anche nell’antica cultura egizia l’irradiarsi della luce accompagna la prima alba cosmica, segnata da una grande ninfea che esce dalle acque primordiali generando il sole. In tutte le civiltà la luce passa da fenomeno fisico ad archetipo simbolico, dotato di uno sterminato spettro di iridescenze metaforiche, soprattutto di qualità religiosa. Per questa ragione, mentre lo zenit paradisiaco è immerso nello splendore della luce, il nadir infernale è avvolto dall’oscurità, come si legge nel libro biblico di Giobbe ove gli inferi sono descritti come «il paese delle tenebre e delle ombre mortali, il paese della caligine e dell’opacità, della notte e del caos, in cui la stessa luce è tenebra fonda» (10,21-22). In essi si dichiara: ho Theòs phôs estín, “Dio è luce” (1Giovanni 1,5). A differenza di altre civiltà che, in modo semplificato, identificano la luce (soprattutto solare), con la stessa divinità, la Bibbia introduce una distinzione significativa: la luce non è Dio, ma Dio è luce. E la luce fu»), e si ritrova anche nella pagina conclusiva (Ap 22,5: «Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. È difficile sottovalutare l’importanza della luce nella Bibbia, dato che essa compare fin dalla sua pagina iniziale, essendo la prima delle opere create (Gen 1,3: «Dio disse: “Sia la luce!”. chiacchiere per confidenze. Anzitutto sottolinea la possibilità per il credente di conoscere o comprendere la realtà salvifica che gli viene donata (2Cor 4,6: «Dio, che disse: “Rifulga la luce dalle tenebre”, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo»; cfr. E accertatisi, riferirono: “Cinque pani e due pesci”. aggressività dannosa. Non per nulla, in un altro movimento religioso originatosi in quella stessa terra, il suo grande fondatore assumerà il titolo sacrale di Buddha, che significa appunto “l’Illuminato”. Is 60,19 e il versetto di Apocalisse citato all’inizio). Farsi occhi capaci di … Nella Bibbia, la parola "riposo" appare oltre duecento volte. 1Gv 2,9-10: «Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Più direttamente è la presenza stessa di Dio che è luce, come appare nei racconti del Pentateuco che parlano della colonna di fuoco che guida il popolo (Es 13,21-22; 14,20) e in Is 60,1: «Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te». È il verso 35 che suona così: «Dio è luce in cielo e sulla terra. Nel giardino dell’Eden, cita la Bibbia, c’era un albero il cui frutto avrebbe dato l’immortalità e la vita eterna a chi lo mangiava . Efesini 5,8. Si esclude, perciò, un aspetto realistico panteistico, e si introduce una prospettiva simbolica che conserva la trascendenza, pur affermando una presenza della divinità nella luce che rimane, però, “opera delle sue mani”. Probabilmente il riferimento alla luce, senza precisazione della sua fonte, veniva percepito dagli autori del Nuovo Testamento come rimando più adeguato alla trascendenza divina. Sarà soprattutto questo astro a diventare il cuore stesso della teologia dell’Egitto faraonico, in particolare con le divinità solari Amon e Aton. In questo caso il tormento, la prova e l’attesa della notte dello spirito è come un grembo fecondo che prelude alla generazione della luce della rivelazione e dell’incontro con Dio. La Chiesa insegna che gli Autori della Sacra Bibbia scrissero soltanto ciò che Dio voleva che scrivessero. da. La Bibbia rimase per secoli appannaggio esclusivo della Chiesa. La Bibbia. Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare, Roma. sforzi riconosciuti. Il detto, quindi, non fa tanto riferimento a una “illuminazione interiore”, ma al valore dello sguardo sulla realtà che si vive e sui rapporti con gli altri, che può essere «semplice» (cioè retto, limpido, mite) o «cattivo» (cioè, malizioso, invidioso, cupido). 18 Conosciamo il numero 37 nella smorfia classica. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli. E più di ogni altro libro mai scritto, essa contiene la promessa per coloro che cercano il suo vero significato. Questo dualismo si riflette anche nell’opposizione angeli-demoni o nei principi antitetici yang-yin, nelle divinità in lotta tra loro come il Marduk creatore e la Tiamat distruttrice le divinità delle cosmogonie babilonesi, o come Ormuzd (o Ahura Mazdah) e Ahriman della religione persiana mazdeista o come Deva e Ashura nel mondo indiano. R. Vignolo – L. Giangreco, «Luce e tenebre», in R. Penna – G. Perego – G. Ravasi, Temi Teologici della Bibbia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010, pp. 60 - riceverla. Nella predicazione profetica questo tema ritorna con l’evocazione del «giorno del Signore», come momento decisivo per la storia di Israele. Anzi, nella successiva tradizione cristiana, si stabilirà una sorta di sistema solare teologico: Cristo è il sole; la Chiesa è la luna, che brilla di luce riflessa; i cristiani sono astri, non dotati però di luce propria ma illuminati dalla luce suprema celeste. Che significato hanno i numeri particolari 3, 7, 12 eccetera (esempio 3 virtù teologali, 7 doni dello Spirito e 7 sacramenti, 12 tribù e 12 apostoli) nella mistica della religione in genere e in quella della Bibbia e del cristianesimo? L’immagine, quindi, assume i toni escatologici, fa riferimento, cioè, alla fine dei tempi, in cui Dio ristabilirà la pienezza e il suo splendore dominerà (cfr. 1853, Giuseppe Tanzella-NittiScienza e fede al tempo del Coronavirus, Andrea TomasiCoronavirus e futuro tecnologico, Claudio TagliapietraCristianesimo e 2000 anni di epidemie. Facebook. Filippo Serafini, docente di Sacra Scrittura, Gen 1,14-16; Is 30,26; 60,19; Ger 31,35; Ez 32,8; Sal 136,7-9) né si percepisce una maggiore importanza d… La prima pagina della Bibbia si conclude con la «consacrazione» (Gen 2,3) del settimo giorno, che ha così un particolare legame con Dio: lo scopo del narratore e ricordare che la separazione fondamentale tra luce e tenebre non crea soltanto la possibilità per la vita, ma anche per la relazione fra l’uomo e Dio che è essenziale per la vita stessa. La luce viene assunta come simbolo della rivelazione di Dio e della sua presenza nella storia. Conviene precisare fin dall’inizio che la concezione ebraica antica, che soggiace per lo meno ai testi dell’Antico Testamento, è diversa dalla nostra: mentre noi riconduciamo l’esperienza della luce sulla terra al ruolo fondamentale del sole, l’israelita sembra presupporre una certa indipendenza della luce. Il termine “riposo” appare per la prima volta nel Libro della Genesi 2: 1-3: “Così furono compiti i cieli e la terra e tutto l’esercito loro. Significato simbolico della Genesi. Per questo anche il fedele diventa luminoso: si pensi al volto di Mosè irradiato di luce, dopo essere stato in dialogo con Dio sulla vetta del Sinai (Esodo 34,33-35). Anche nella comunità giudaica attiva dal I sec. La lampada è rinchiusa in un cristallo, è come una stella dallo splendore abbagliante ed è accesa dall’olio di un ulivo benedetto … Luce su luce è Dio. Quello che Gesù annuncia, infatti, è di per se stesso destinato a diventare manifesto, in quanto espressione del disegno divino di salvezza che chiede all’uomo di essere accolto. Le... Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede, "I Mercoledì dell'Accademia Urbana delle Arti" fra arte, scienze e teologia - Ciclo di teleconferenze, “Extraterrestrials, AI, and Minds Beyond the Human" - Conferenza annuale della Society of Catholic Scientists, Rovelli contro l’idolatria della scienza: “La politica scelga tra salute o povertà”, di Simone Filippetti, "La pandemia e l'esperienza educativa", di Eugenio Coccia, Mario De Caro: "Così la filosofia ha riscoperto la realtà", "Uomo e macchina: cosa cambia con la pandemia?" es., Sal 18,29: «Signore, tu dai luce alla mia lampada; il mio Dio rischiara le mie tenebre»; Is 9,1: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse»). La rappresentazione della rivelazione divina con la metafora della luce viene ripresa nelle lettere paoline, con alcuni tratti caratteristici. Avvenimenti attuali alla luce della Bibbia. Quest’ultimo dio, con Amenofis IV-Akhnaton  (XIV sec. Ora, riguardo al modo di portare i capelli, San Paolo ci insegna così nella Sacra Scrittura (1 Cor 6.14-15): soluzione positiva. D’altra parte sono ripetuti gli inviti a vivere nella luce e a rifiutare le opere delle tenebre, dove l’immagine si riferisce senz’altro alla rettitudine dell’agire (cfr Rm 13,12; Ef 5,8-9); anzi il richiamo alla separazione primordiale fra luce e tenebre (2Cor 4,6) spiega anche la calda esortazione a uno stile di vita chiaramente distinto da quello dei non-credenti (2Cor 6,14 «Non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti. Un evento sonoro divino, una sorta di Big bang trascendente, genera un’epifania luminosa: si squarcia, così, il silenzio e la tenebra del nulla per far sbocciare la creazione. es., Gb 24,14-16), ma anche come la situazione in cui si trova il peccatore che, riconoscendo la sua colpa, confida nel riscatto da parte del Signore (Mi 7,8-9 «Non gioire di me, o mia nemica! Si faccia attenzione che il riferimento finale alla «luce» è probabilmente sempre un immagine dell’occhio: come organo della vista è ciò che consente che ci sia luce nella persona. Si potrebbe continuare a lungo in questa esemplificazione passando attraverso le molteplici espressioni culturali e religiose di Oriente e di Occidente che adottano come cardine teologico un dato che è alla radice della comune esperienza esistenziale umana. LA LUCE, UN SIMBOLO RELIGIOSO TRA IMMANENZA E TRASCENDENZA La luce, archetipo simbolico universale In tutte le civiltà la luce passa da fenomeno fisico ad archetipo simbolico, dotato di uno sterminato spettro di iridescenze metaforiche, soprattutto di qualità religiosa. In questo la prospettiva escatologica (cioè quella della fine dei tempi) e quella etica (relativa alla prassi quotidiana) si intrecciano. La connessione primaria è di natura cosmologica: l’ingresso della luce segna l’incipit assoluto del creato nel suo essere ed esistere. Nel Nuovo Testamento si ritrovano i valori simbolici della luce già individuati nell’Antico Testamento, ma con sottolineature peculiari e aspetti innovativi. La luce è la stessa Parola di Dio (Prov 6,23). In secondo luogo la manifestazione del Cristo è anche svelamento di ciò che si trova nella profondità del cuore umano (1Cor 4,5 «Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Su questo sfondo si comprendono i passi in cui il benessere rappresentato dalla luce degli occhi è associato alla legge divina (Sal 19,9) o alla sapienza (Qo 8,1). 14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15 né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Nel brano parallelo l’evangelista Luca aggiunge un versetto («Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore», Lc 11,36) che sembra suggerire che la vita di colui che ha lo sguardo «semplice» sia capace di diffondere luce; con ciò ci si ricollega all’interpretazione matteana del detto sulla lampada che non va nascosta (Mt 5,14-16 «Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. solido rapporto affettivo. Dal punto di vista liturgico, ci si avvale di questa terminologia per riferirsi direttamente alla figura di Dio. Dal punto di vista antropologico, interessante è il detto di Mt 6,22-23, che paragona l’occhio umano a una lampada, secondo un’immagine comune sia nel mondo greco che in quello giudaico: «La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Gv 1,4 «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini») e va accolta dall’uomo credendo in Gesù di Nazareth. In occasione della cerimonia d'apertura, Anno Internazionale della Luce, UNESCO 19 gennaio 2015, LA LUCE, UN SIMBOLO RELIGIOSO TRA IMMANENZA E TRASCENDENZA. Si può dire che l’affermazione di 1Gv 1,5 presupponga che la pienezza e la potenza di vita stiano anzitutto (o forse “soltanto”) in Dio. 6 del d.P.R. Similmente l’arcaica teologia indiana dei Rig-Veda considerava la divinità creatrice Prajapati come un suono primordiale che esplodeva in una miriade di luci, di creature, di armonie. Comportatevi perciò come i figli della luce; Ef 5,8 in tutte le versioni Mostra capitolo. Infatti il cristiano, accogliendo la salvezza di Cristo, è reso già ora «capace di partecipare alla sorte dei santi nella luce» (Col 1,12): in questo versetto si deve evidentemente intendere la «luce» come una metafora della comunione con la divinità. 26 ottobre 2001 n. 430 Questa espressione appare in 184 versetti (i versetti 101-150 sono mostrati): Mostra i versetti 51-100 Mostra i versetti 151-184. La sua irradiazione, quindi, dal cosmo trapassa nella storia, dall’infinito scende nel finito ed è per questo che l’umanità anela alla luce, come nel grido finale che si attribuisce allo stesso Goethe, Mehr Licht!, “più luce!”: in senso fisico a causa del velarsi degli occhi nell’agonia, ma anche in senso esistenziale e spirituale di anelito a un’epifania suprema di luce. Il suo significato religioso: nelle diverse religioni ha sempre rappresentato il mondo della vita, gli dei buoni (eccetto che per i Sumeri); si conoscono riti legati alla luce in corrispondenza di particolari momenti od eventi astronomici; nei sepolcri spesso c’erano della lampade. Aloe, cedri e carrubo, il significato delle piante nella Bibbia. Significativa è la definizione della luce come realtà tôb, un aggettivo ebraico che è contemporaneamente etico-estetico-pratico e, perciò, designa qualcosa che è buono, bello e utile. Eb 6,4; Eb 10,32; secondo alcuni autori questi passi farebbero riferimento al battesimo, ma non è certo; l’uso del termine «illuminazione» per indicare il battesimo si trova però nel II secolo d.C, negli scritti di Giustino). È ciò che appare in molte culture e che ha un suo apice nel citato inno-prologo del Vangelo di Giovanni ove la luce del Verbo divino «splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (1,5). Intendiamo parlare della dialettica luce-tenebre che appare già nel testo sopra citato del libro della Genesi. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. L’idea della separazione e della distinzione rispetto ai non credenti, sia dal punto di vista etico sia da quello della speranza nella vita futura, soggiace probabilmente anche all’uso dell’espressione «figli della luce» (cfr. Da un lato, Dio è trascendente e ciò viene espresso dal fatto che la luce è esterna a noi, ci precede, ci eccede, ci supera. Ecco il vero significato della frase "È compiuto" che il Signore Gesù pronunciò sulla croce, ti porta a conoscere l'opera di Dio per salvare l'umanità, leggi per capire. La comunione dell’umanità con Dio sarà allora piena e ogni simbolo decadrà per lasciare spazio alla verità dell’incontro diretto. L’esperienza della sofferenza alla luce della Bibbia . 3 Dio disse: «Sia la luce!». Si chiedono perché la situazione continui ad aggravarsi nonostante gli sforzi di porvi rimedio.